È tempo di auguri. E non c’è periodo dell’anno come il Natale dove va in scena tutta l’ipocrisia dell’uomo.
Anche l’aria non ha più spazio per la magia del silenzio occupato dallo strombazzante autismo corale di gente che come formiche impazzite entra ed esce dai centri commerciali.
Questa mattina di buon’ora ero nel mio giardino, il vento di tramontana di questi giorni ha asciugato qualsiasi cosa, e le mie piantine, messe a dimora da poco, reclamavano un po’ d’acqua. Mentre ero lì pensavo alla pochezza di tante persone che sto incontrando nel mio cammino, pensavo anche alla mia di pochezza, pensavo alla vanagloria dei tanti scalatori sociali, simili a spietati soldati, pronti a schiacciare il più debole per raggiungere la vetta di una vita che li relegherà per sempre nella miserevole posizione di vermi che mai vedranno la luce e la bellezza del mondo.
Il Natale allora si trasforma per un momento nella migliore arma per tutti coloro che ad orologeria dispensano messaggi positivi, una elemosina, una cena tra i poveri, pur di apparire migliori agli altri ma sopratutto a se stessi e concedersi così le attenuanti generiche per continuare a riscaldarsi nel tepore di casa, rinchiudendosi nel silenzio dell’indifferenza, vero cancro del mondo che viviamo.
Il Natale è un alibi. È la scena del crimine.
E allora dove sta la magia di questa festa che chiamano Natale?
La magia c’è. È negli occhi tristi di quella madre che ha il figlio lontano per lavoro. È negli occhi della madre tarantina che ha perso il marito ammalatosi di cancro. È negli occhi di quella bambina che ha subito la violenza del padre. È negli occhi di quel vecchietto a cui è stata strappata la dignità della vecchiaia.
È negli occhi di quel padre a cui il nuovo anno porterà uno sfratto. È negli occhi dei tanti precari che si preoccupano dell’oggi e non del domani.È negli occhi del contadino che si chiede dove hanno nascosto la terra.
Il Natale, quello vero, alberga nelle sofferenze delle persone, degli ultimi, di coloro che sono stati relegati ai margini di quella che qualcuno chiama società. A loro dovrebbe andare il nostro sguardo, il nostro amore, il nostro aiuto.
È qui tutta la magia che riempirebbe di significati la nostra esistenza.
Smettiamola di scappare per difendere la nostra indifferenza.
Buon Natale
Cristian Casili