Il 27 maggio 1993 quasi duecento chili di tritolo esplosero a Firenze da un mezzo parcheggiato in via dei Georgofili quasi all’angolo con via Lambertesca, due mesi prima delle bombe posizionate a Roma presso San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano. Cinque persone vi furono uccise, tra cui una neonata e una bambina di nove anni, e 48 rimasero ferite.

Via_dei_Georgofili in Florence, Italy

Il bersaglio dell’attentato era la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano che proprio qui si dirama verso il Lungarno, ma questi edifici ebbero danni non gravissimi, con la distruzione di alcune tele, anche se i capolavori più importanti erano protetti da vetri che attutirono l’urto. L’Accademia, che ha sede nella Torre Pulci, già abitata dallo scrittore Luigi Pulci, fu seriamente danneggiata. I libri dell’accademia invece furono miracolosamente recuperati.

La strage venne inquadrata nell’ambito della feroce risposta di Cosa Nostra all’applicazione dell’articolo 41 bis che prevedeva il carcere duro e l’isolamento per i mafiosi. Analoghi attentati vennero compiuti nella notte tra il 27 e 28 luglio 1993 a Roma (alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e a Milano in via Palestro; in quest’ultimo attacco persero la vita altre 5 persone (tre pompieri ed un vigile urbano, intervenuti sul posto, e un immigrato marocchino che dormiva su una panchina).

Oggi le tracce dell’attentato in via dei Georgofili sono visibili nei palazzi ricostruiti, dove sono stati lasciati dei segni che identificano della parte riedificata.

A ricordo della strage è stato posto un “Olivo della pace”,(foto) con scritte di pace in molte lingue diverse nonché una targa commemorativa con i nomi delle vittime .