Nardò, 15 ottobre _di Matteo DePace _ Leggo con profonda amarezza la proposta del Deputato M5S Vianello circa la sua intenzione di creare un parco marino a Portoselvaggio, con l’idea assolutamente encomiabile di proteggere il mare, i fondali e tutto quello che ne ruota intorno, pur se con modalità errate e discriminazioni basate su concetti infondati.
Tutto quello che ne ruota intorno, leggete bene, perché è proprio ciò che ruota intorno alla definizione ” Area Marina Protetta ” ad essere ampiamente omaggiato di attenzioni…economiche. Tutto il resto è solo un abile lavoro di immagine e ne dimostrerò ampiamente la confutabilità nel corso del mio articolo.
Ho già ampiamente trattato e smontato in precedenti miei interventi le presunte buone intenzioni dei governanti, sicuramente riuscendoci e ci riproverò anche adesso, con la certezza di convincere solo chi è moralmente obiettivo e con l’altrettanta certezza di non riuscire a cambiare nulla di quanto in itinere, perché tanto ci hanno provato fior di studiosi in altre zona d’Italia ( Sardegna ) ma invano.
Sono un pescatore in apnea, lo sanno in molti a Nardò e, la mia categoria, secondo quanto già in uso nell’altra parte del parco ( Porto Cesareo ) sarebbe la sola ad essere esclusa, insieme con la pesca commerciale nelle zone B e C, laddove invece sarebbe permessa la pesca da riva ( con licenza credo, così si è in regola con la legge e con la morale comune ), da barca amatoriale e da barca piccolo-professionale, la balneazione e le immersioni con bombole.
Tutto questo in un Parco marino, è chiaro? Chi ha studiato dice che le forme di pesca sopra citate sono le meno impattanti: falso. Io invece dico che chi asserisce tali assurdità si è solo dovuto uniformare a certi giochi che la vulgata ambientalista miope tutt’ora in corso, impone ai gretti e ai meschini, perchè tali forme di prelievo, leggete bene SONO A MAGGIORE E SCONSIDERATO IMPATTO rispetto la pesca in apnea, secondo gli “ignoranti ” della FAO ( Ente mondiale apolitico che monitora la distribuzione delle risorse alimentari con metodi scientifici, ma chissà se Vianello ne conosce l’esistenza ), il quale ha stilato le seguente scomoda classifica in ordine decrescente di impatto e prelievo: pesca commerciale, piccola pesca commerciale, pesca amatoriale da barca, pesca amatoriale da riva, pesca in apnea. Potrei anche finire di redigere l’ articolo a questo punto, dovrebbe essere tutto chiaro, anche a quelli che non sanno nulla di quello che succede in mare che si professano ambientalisti ma, voglio invece ancora spiegare quanto danno causa la pesca commerciale.
I pescherecci ad esempio di Gallipoli e Porto Cesareo praticano lo strascico, che devasta le praterie di posidonia. La quale in pochi lo sanno è la principale fonte di ossigeno del mare e dell’aria, anche più della martoriata Amazzonia, nulla cresce laddove passano, per anni. In questi ultimi tempi poi sono all’opera i cosiddetti Ciancioli, che sono dei pescherecci commerciali dotati di sonar di derivazione militare che anche a forti distanze riescono a scovare i branchi di pesce, specie se riuniti per la riproduzione a circuirli con reti lunghissime, catturandone quintali e cancellando di fatto la presenza di vita in ampi tratti mare ( a poco serve il fermo biologico se si continua a rivangare il fondale, questo lo sappiamo tutti ).
La pesca piccolo-commerciale e amatoriale da barca crea meno danno ma non effettua nessuna selezione sul pescato, che viene issato a bordo in qualunque formato e non rigettato perchè tanto al pesce, per la veloce risalita si rompe la vescica natatoria per la medesima motivazione, oppure si danneggia l’apparato boccale con l’ardiglione impossibilitando l’animale al nutrimento. Ok per chi campa di pesca, massimo rispetto, ma sapete che terribile agonia subisce il pesce per una intera notte nei tramagli delle reti o appesi a un amo di palamito? Ovviamente oserebbe mai mettersi contro le flotte commerciali?? I nostri governanti? Puah… Se non riescono nemmeno a combattere per aumentare le quote di prelievo dei tonni a favore dei pescatori nostrani, figuriamoci se hanno potere sul loro stesso encefalo. Questa è vera colpevole connivenza di chi propone parchi marini come fossero la salvezza del mare.
Ovvio che NESSUNO osa mettersi contro le lobby dei costruttori, nessuno osa mettersi contro i capitani della domenica e i cafonauti che fanno ruotare enormi somme di denaro intorno al settore, prova ne sia il fatto che la zonazione del Parco di Porto Cesareo è stata deregolamentata con ricorso TAR da parte dei gestori delle darsene esistenti nell’area. Tralascio poi lo scandalo della zona A del parco, che sarebbe dovuta essere a divieto anche di balneazione e invece si avalla quanto è vietato costruendo un bel parcheggio a vantaggio dei bagnanti, migliaia ogni giorno in estate che, sicuramente un bel po’ di danno lo fanno anche loro, col rumore e con le urine, permettetemi, che almeno la metà dei fruitori deposita nella baia. Alquanto singolare poi sarebbe un parco marino ( circa 60 km di coste ) per la presenza di uno scarico di reflui depurati parzialmente al centro di esso. Un tipo strano tempo fa disse ” giammai la merda di Porto Cesareo nel mare di Nardò!! “
Ebbene tutto questo invece è successo, quando i Cesarini si sono incazzati e hanno incaricato l’Avvocato Pietro Quinto di difendere le loro istanze, quando lo seppe il tipo ciarlatano si rese conto di aver detto una panzana ( pavido ) e concedette il mare neretino a quegli avidi di cesarini, liberi di scaricare nel nostro mare. Avremo quindi un bel parcone, con la fogna al centro e con una zona con divieto di balneazione affianco, anche se acque fossero depurate in tabella V. Cosmico!
Se si vanno a leggere le classifiche stilate dalla FAO si evince che la pesca in apnea incide dello 0,03% sull’intero pescato globale e, anche questo dato mi permetterebbe di chiudere questo articolo con la massima certezza di vittoria, sempre che il lettore, come anzidetto sia moralmente obiettivo.
Il pescatore in apnea NON è contrario alla creazione di parchi marini, questo sia chiaro, come è chiaro che interpreto il pensiero di tutti li appassionati come me. Piuttosto siamo favorevoli alla creazione di piccoli parchi ma controllatissimi, come avviene in Corsica e Spagna , ma di questo parlerò più avanti. Il deputato Vianello dice che sarebbe un passo avanti nella difesa dal bracconaggio, ma come si fa senza telecamere considerata la vastità della superficie da proteggere? ? Dove le mettiamo sugli alberi, magari a punta Lea a filmare quel putridume che si perpetra sulle rive di quella zona a vantaggio di indegni pervertiti? Le imbarcazioni transiterebbero comunque, come transitano nel resto del Parco.
Chi di coloro che siede dietro le scrivanie si immerge come il sottoscritto oltre cento volte in un anno? Le mie battute di pesca durano anche sei ore in estate, con una media di 45\55 tuffi e ne vedo tante, credetemi. In ventuno anni di pesca ne ho viste molte di più e amato il mare molto di più di certi cugini bombolari che si immergono con le loro pinnette coloratissime per solo 45 minuti. I cretini come me a pinne percorrono fino a 1,5 miglia a nuoto, osservando molta più costa di quanto farebbe un sub. Loro guardano soltanto, amano dire in pubblico, salvo però andare al ristorante,a consumare pesce pescato con metodi traumatici di evidente provenienza strascico.
A proposito, il diving di S Caterina, mi chiedo il cui titolare dice che sarebbe auspicabile il parco, se lo sbarcare decine di clienti sempre a punta Lea, che esplorano sempre e soltanto le solite grotte, spaventando il pesce? Parliamo di decine e decine in estate, e questo lo chiamiamo impatto zero ? Turismo sostenibile? A chi volete vendere forfora per farina? A tale proposito si legga l’articolo della rivista Pesca in apnea che includo, verso 3\4 si noterà che l’attività dei sub con bombole è vietata in alcuni periodi dell’anno in zone specifiche, a causa del forte impatto che hanno sui comportamenti della fauna.
Quella zona è stitica di pesce e non dovrebbe, lo si trova oltre i venti metri di profondità e sempre spaventato. Si tenga presente che, escluse le prede stanziali il pesce scappa a prescindere se in acqua c’è un apneista o un sub con bombole. Purtroppo questi individui riescono a convincere la gente di particolari che fanno comodo solo a loro. Chi si prodiga per il parco andasse a leggere le avventure del comandante Cousteau, il quale deprecava il solo bracconaggio come danno enorme per il mare, egli non ha mai-mai-mai stigmatizzato la pratica della pesca in apnea e non stiamo parlando del primo arrivato, ma questa nota il deputato Vianello sicuramente non la conosce.
In allegato al presente articolo ( e questa è la chiave di volta dell’intero mio costrutto ) includo delle foto che parlano da sole, le quali mostrano dei cartelli presenti nei parchi marini, in questo caso della Spagna ( parliamo sempre di Mediterraneo si badi bene ) dove si permette la pesca in apnea!!!! I due concetti come vedrete non sono antitetici, anzi ho letto su riviste che la presenza di pesce non ne risente, tanto è minimo il prelievo e, da buoni e lungimiranti gestori, francesi e spagnoli hanno vietato la pesca delle prede stanziali come cernie e corvine.
Piuttosto sono severissimi i controlli da parte della Guardia Costiera che controllano il pescato di tutti, proprio perchè i parchi sono piccoli e facilmente controllabili. Questo vuol dire Parco marino per le Nazioni che ho citato prima: coesistenza, rispetto, amore per la natura. Noterete anche una lista di parchi dove la pesca in apnea è consentita e non sono pochi… A questo punto mi viene da pensare: o sono fessi i francesi, gli spagnoli o, noi italiani siamo bravi con le supposizioni ma, sappiamo tutti le supposte dove finiscono.
Nel modo indicato dai nostri legislatori si farebbe turismo ecologico solo in apparenza, per turisti che poco o nulla sanno di ambiente, PURCHE’ SIA PARCO: ma per favore, si spegne un incendio con un secchio di acqua?? Le zone A del Parco di Porto Cesareo non saranno controllate nemmeno con le telecamere di prossima installazione perchè tutta la zona è impossibile da attenzionare e, mi riservo di pubblicare in questo Giornale le foto che andrò a fare, forse anche questi giorni delle devastazioni, scientifiche e furbesche devo dire, perchè di piccola area ma ben distribuite lungo il fondale, che i pescatori di datteri attuano in pieno parco, basta conoscere le falle del sistema, andare dove le telecamere delle torri non possono arrivare e farsi letteralmente i fatti propri. Ce ne sarebbe da parlare…