Bari,26 settembre_ “Anche il Governo nazionale ha confermato le criticità della legge regionale sul rinnovo degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile (FER), proposta dal consigliere Colonna. Avevamo a suo tempo evidenziato tutti i limiti della proposta, che erano ben noti anche agli uffici regionali e allo stesso consigliere che ha voluto comunque proseguire l’iter di una legge confusa, ben lontana dal garantire una tutela uniforme del bene ambiente e molto vicina agli interessi delle lobby”.
Così il consigliere del M5S Cristian Casili in seguito alla impugnativa della l.r. 34/2019 in materia di idrogeno e rinnovo degli impianti esistenti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile disposta dal Consiglio dei Ministri.
“Come confermato dai rilievi governativi -prosegue Casili – la legge sembra introdurre una sorta di esonero dalle procedure di valutazione dell’impatto ambientale per gli interventi di ammodernamento degli impianti FER con potenza superiore a 1 MW, indicando come parametro di riferimento per stabilire quando un impianto deve essere sottoposto
a valutazione ambientale, non la soglia di potenza, ma una riduzione del numero degli aerogeneratori o della superficie impegnata dall’impianto, andando oltre le competenze regionali in materia.
Tale esonero dalle procedure di valutazione ambientale appare tanto più problematico se si considera che la norma ne prevede l’applicazione anche nel caso di interventi di revamping che riguardano impianti esistenti localizzati in aree interessate da vincoli”.
La legge regionale conferisce, infatti, alla Giunta il mandato di aggiornare il R.R. 24/2010 e di avviare l’iter di revisione del PPTR al fine di ritenere ammissibili interventi di ammodernamento degli impianti ricadenti in aree non idonee o interessate da vincoli ai sensi del PPTR, ferme restando una riduzione dell’impianto e una valutazione del rispetto della compatibilità dell’intervento con i valori di tutela ambientale e del paesaggio, e dispone che in tali casi trovano applicazione proprio i moduli procedimentali impugnati dal Governo nazionale.
“Pur comprendendo le finalità della norma proposta da Colonna, volta a favorire l’ammodernamento degli impianti FER esistenti attraverso una semplificazione amministrativa, per non disperdere il patrimonio infrastrutturale già realizzato e quindi evitare ulteriore consumo di suolo, ritengo – conclude Casili -che tali obiettivi debbano raggiungersi attraverso interventi organici e non attraverso norme spot che pretendono di introdurre soluzioni che vanno oltre il quadro normativo nazionale, producendo come unico effetto quello di introdurre confusione nella già complessa regolamentazione del settore e di rallentare il percorso di semplificazione amministrativa avviato a livello nazionale.
Sarebbe sufficiente far operare bene la Regione nell’ambito delle sue competenze, anche pianificatorie, promuovendo, ad esempio, politiche che puntino alla tendenza denominata “dai campi alle officine”, richiamata nel PPTR, per favorire la concentrazione e la delocalizzazione degli impianti su coperture di abitazioni, parcheggi, edifici commerciali, nelle aree industriali dismesse e nei siti inquinati (soluzione contemplata anche nella legge di Colonna), così creando un modello di generazione distribuita dell’energia al fine di rendere coerenti gli obiettivi di sviluppo delle energie rinnovabili con quelli di valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio. Bisogna concentrare gli sforzi laddove la Regione può veramente incidere per promuovere l’autoconsumo dell’energia e ridurre il consumo di suolo.”