Nardò, 13 agosto _ <<Oltre ogni ragionevole dubbio>>, la kermesse culturale occasionata dall’ultima opera dello scrittore Francesco Caringella pubblicata per: “il Giallo Mondadori” svoltasi nella preziosa cornice del Castello Acquaviva di Nardò è stata un successo.
Il clima torrido non ha potuto arrestare la capacità di creare empatia con i partecipanti accorsi numerosi.
Per la verità, si tratta di una conferma visto che per un’altra opera “La Corruzione spiegata ai ragazzi” lo stesso parterre – Caringella – Mignone – Renna ha saputo creare una naturale empatia con i numerosi partecipanti, per chi volesse riprendere l’evento del 11 ottobre 2018
Ma veniamo al nuovo romanzo.
Si tratta di un legal thriller all’americana dove la maggior parte della narrazione si sviluppa all’interno delle aule del tribunale, in particolare nella camera di consiglio dove il giudice, in questo caso una donna, Virginia della Valle, si ritira per la decisione sulla causa.
La giuria è composta da otto persone: sei giurati popolari e due magistrati che devono decidere della colpevolezza o dell’innocenza di due imputati, Antonella e Giulio, amanti. Il caso è anomalo, la vittima Michele De Benedectis, scompare misteriosamente ai primi di gennaio ma i suoi conti correnti sono stati ripuliti e il testamento cambiato di recente a favore della seconda moglie, la giovane e conturbante Antonella. La bella moglie ha intrecciato una relazione con Giulio, giovane e spiantato musicista con il quale rende pubblica la relazione poco dopo la scomparsa del marito. Gli inquirenti, insospettiti dagli strani movimenti bancari di De Benedectis a favore della giovane moglie, prima della sua scomparsa, intercettano i cellulari dei due giovani amanti e dai loro dialoghi scoprono la complicità della coppia nell’assassinio e nell’ occultamento del cadavere del marito della donna.
Dalle dichiarazioni dei due accusati però, emerge un quadro piuttosto confuso: entrambi si accusano dell’omicidio dell’imprenditore, ma cambiando più volte versione, sia su chi sia stato l’esecutore, sia sulla modalità del assassinio, fino all’arma del delitto, introvabile, così come il corpo della vittima. La perlustrazione del fiume dove è stato gettato il cadavere – così come indicato dagli imputati – ha portato a ritrovare, infatti, solo una scarpa e un documento appartenenti a Michele De Benedectis. Questo ritrovamento, insieme alle intercettazioni in cui i due accusati parlano del delitto commesso e di come hanno fatto sparire il cadavere, sono gli elementi in mano all’accusa.
Intanto la vicenda giudiziaria è subito diventata un caso di cronaca prediletto dai media grazie al giornalista Ferdinando Coppolecchia, (ex fidanzato del giudice Della Valle) anchorman di una TV locale, dove la giustizia diviene spettacolo trash.
La giuria si trova così davanti un compito difficile: condannare entrambi gli imputati sulla base di indizi frammentari o assolverli entrambi per insufficienza di prove.
Ore e ore di camera di consiglio non dirimono la questione, la frattura nella Corte d’Assise diventa insanabile e il peso del voto decisivo sarà ancora una volta sulle spalle del giudice Virginia Della Valle, tormentata dai dubbi e dai fantasmi di sentenze passate che pesano come macigni sulla sua coscienza.
La sentenza, così come gli altri colpi di scena riservatici dall’autore nell’epilogo, li lasciamo alla lettura del romanzo, un legal thriller veramente ben confezionato, sia nella trama che nella costruzione dei personaggi. La narrazione è fluida e coinvolgente e descrive in modo adeguato i tormenti di Virginia e i cambiamenti di opinione che coinvolgono i giurati che si dividono tra quelli che hanno quasi paura a esprimere la loro opinione e quelli invece così sicuri da avere il verdetto già in tasca.
Il giudice Virginia Della Valle incarna nel suo ruolo il dubbio, la lotta al pregiudizio, il bisogno che la giustizia vada “oltre ogni ragionevole dubbio” così il meccanismo che la governa può prescindere anche dalla presunta verità dei fatti o dalle inequivocabili sensazioni di colpevolezza degli imputati.
Lo scrittore porta al centro della narrazione il meccanismo giudiziario intorno al pronunciamento di una sentenza e il delicato compito del presidente di incanalare tutte le osservazioni e i pareri verso un’unica corrente di pensiero che rappresenti nel modo più fedele possibile l’accaduto e che cerchi di trovare la risposta più plausibile.
Sullo sfondo l’arena virtuale dei media, pronta a dare in pasto al grande pubblico, assetato di storie morbose, un processo basato su una ricostruzione faziosa dei fatti, dove è facile schierarsi è l’unica cosa che conta è solo l’audience.
Come hanno convenuto sia la Mignone che Renna è un libro tutto da leggere per cui una pagina tira l’altra tanto da non vedere l’ora di capire come va a finire e di conoscere l’epilogo che a giudicare dai relatori della kermesse è destinato a lasciare tutti di stucco.
Oltre la sorpresona nel finale lo scrittore ha avuto il merito di costruire questo romanzo con una sorta di ingranaggio circolare dove, in conclusione, i pezzi di un disordinato puzzle tornano tutte al loro posto.
Al clima torrido del meteo ha fatto il paio un clima particolarmente disteso, immancabili le battute sulla “pronuncia anglo salentina” del moderatore di alcuni termini anglofili riportati nel libro di Caringella.
Da questa bellissima serata, che ha reso particolarmente entusiasti il Presidente del Consiglio Comunale avv. Andrea Giuranna, che ha fortemente voluto l’evento e l’assessore Maria Grazia Sodero, può trarsi un insegnamento importante: la letteratura è fondamentale e serve sempre anche nel processo: perché in un processo è in questione l’umano, e l’umano non ci sta, in un testo non letterario.
La sentenza finale ha visto la condanna dell’autore a continuare a deliziare i sempre più numerosi lettori.