Lecce, 4 luglio_ Si è conclusa nella giornata di ieri, 3 luglio 2019, una delicata ed articolata attività investigativa finalizzata alla prevenzione e al contrasto dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603 – Bis del codice penale).
Già dalla metà di giugno, al fine di monitorare e contrastare il fenomeno, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Lecce aveva opportunamente costituito una Task Force composta da militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, personale delle Stazioni Carabinieri con l’ausilio di personale specializzato del N.I.L. (Nucleo Ispettorato Carabinieri) di Lecce.
La Task force opera in tutta la provincia di Lecce, con una particolare attenzione al territorio neretino, particolarmente interessato in questo periodo dell’anno in cui si effettua la raccolta delle angurie.
Ieri, i militari operanti hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato, per i quali gli stessi hanno raccolto elementi in relazione allo sfruttamento della manodopera, L.A., cl.’82, neretino, incensurato, presidente del Consiglio di Amministrazione di un’azienda agricola del luogo, che si occupa per l’appunto dell’impianto, cura e raccolta orticola (quindi in questo caso è stato tratto in arresto il datore di lavoro, che non può definirsi caporale).
Il datore di lavoro, come dimostrato dalle accurate indagini svolte nell’arco di più giorni, utilizza, assumeva ed impiegava n. 5 braccianti agricoli di nazionalità tunisina, con regolare permesso di soggiorno, approfittando del loro stato di bisogno (tutti monoreddito con famiglie a carico) sottoponendole a condizioni di lavoro che rientrano nelle condizioni di sfruttamento previste dalla normativa.
Nel dettaglio i militari operanti, mediante ripetuti servizi di osservazione, controllo e pedinamento hanno documentato le condizioni lavorative con videoriprese e fotografie, prove documentali e dichiarazioni dei braccianti, hanno accertato che gli operai avevano prestato ininterrottamente attività lavorativa per la raccolta angurie su taluni fondi agricoli di Nardò dal 17.06.2019 al 02.07.2019, per 10 ore lavorative giornaliere, con una retribuzione per tariffa a cottimo (euro 1,40 per quintale angurie raccolte), dunque in violazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali, non rispettando peraltro l’ordinanza sindacale del comune neretino, in virtù della quale è proibito lavorare sui campi agricoli dalle ore 12:30 alle ore 16:30, nel periodo compreso dal 21.06.2019 al 31.08.2019.
I Carabinieri hanno accertato altresì il mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro: i braccianti prestavano la propria attività lavorativa senza aver ricevuto alcun dispositivo di protezione individuale (guanti, scarpe, pantaloni anti strappo etc.), anzi erano costretti dalle circostanze a procurarseli autonomamente; con la totale mancanza di bagni chimici nei luoghi di lavoro, sotto posizione visita medica e corsi di formazione ed informazione secondo il Decreto Legislativo n.81 del 2008 e s.m.i-
Uno dei braccianti, infatti, confessava di aver subito qualche giorno fa uno strappo muscolare alla schiena. Si è accertato anche che i lavoratori dimoravano presso una masseria di Nardò, di proprietà del padre dell’arrestato, pertanto strumentale allo sfruttamento, in una situazione alloggiativa degradante e pericolosa per la loro incolumità fisica.
L’immobile, infatti, veniva sottoposto a sequestro preventivo con ausilio personale SPESAL di Lecce. All’esito di una perquisizione veicolare, infine, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato un documento di 3 pagine scritto con un computer, riportante le varie giornate lavorative e la metodologia di pagamento, ovvero a cottimo, unitamente ad un quaderno adibito a libro paga dei braccianti.
L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari a disposizione del Sostituto Procuratore di Turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, nella persona del Sost. Proc. – Dott.ssa GUGLIELMI Paola.
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