Bari,14 novembre_ “Porto Cesareo ha assolutamente bisogno di una sua rete fognaria, per questo auspichiamo che la Procura faccia presto chiarezza sugli sversamenti in mare che hanno comportato il blocco dei lavori e i sigilli sul cantiere, in modo da poter riprendere i lavori per il completamento della rete idrica e fognaria ” lo dichiara il consigliere del M5S Cristian Casili.

“Da notizie di stampa apprendiamo – continua Casili – che la Procura ha disposto ulteriori approfondimenti dopo i risultati dell’Arpa che dimostrano la presenza di nichel, arsenico, e coliformi nei campioni prelevati al momento del sequestro del cantiere lo scorso ottobre. Ci chiediamo come si sia potuti giungere a questa situazione e se ci sono state inadempienze da parte della ditta e degli enti locali coinvolti, Comune e Provincia.

Ci sembra ci sia stata troppa superficialità da parte del sindaco e degli enti coinvolti che non hanno fatto i giusti approfondimenti sulle acque aggottate provenienti dagli scavi e immesse nella rete delle acque pluviali che versano in mare. Infatti lo scorso anno erano state segnalate al Comune chiazze marroni accompagnate da odori nauseabondi, ma nonostante questo non sono stati fatti ulteriori analisi su quelle acque, arrivando alla situazione odierna. Da troppi anni la mancanza di infrastruttura fognaria ha comportato un inquinamento costante del sottosuolo che nel tempo ha accumulato grande quantità  di reflui non correttamente gestiti e smaltiti da una parte della cittadinanza.

La presenza di escherichia coli ed enterococchi rilevati da Arpa nelle matrici indagate, dimostra un’emergenza sanitaria che va risolta nel più breve tempo possibile, perché il comune cesarino non può attendere oltre per la realizzazione di un impianto fognario che restituirebbe dignità ad uno dei comuni rivieraschi più turistici della Regione. Certamente le analisi condotte da Arpa confermano l’emergenza sanitaria ed ambientale che da troppi anni persiste a Porto Cesareo. Questo è un dato ineludibile e purtroppo non è l’unico caso in una delle Regioni più peninsulari del Paese con quasi 900 chilometri di costa.

La Regione Puglia come spesso accade in questi casi – conclude – si è attivata solo dopo l’apertura della procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, ritardando gli investimenti infrastrutturali per la realizzazione della rete fognaria e del depuratore. Se si fosse agito per tempo, probabilmente la situazione non sarebbe stata così compromessa”.