Un momento della protesta dei No Tap sul lungomare di San Foca, Melendugno (Lecce), 28 ottobre 2018. Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato. ANSA/CLAUDIO LONGO

Roma,28 ottobre_(AGI) Oggi è il giorno della rabbia dei No Tap per quello che considerano un voltafaccia del Movimento 5 stelle. Ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha ceduto: la pipeline transadriatica, che porterà gas naturale dall’Azerbaigian e avrà a Melendugno, nel Salento, lo sbocco finale, si farà, sebbene in campagna elettorale fosse stato promesso il contrario. Il motivo? Le penali “per quasi venti miliardi di euro” che si dovrebbero pagare in caso di marcia indietro, “altrimenti avremmo agito diversamente”, ha puntualizzato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ieri, conversando con i giornalisti a Scordia, nel catanese.

Un momento della protesta dei No Tap sul lungomare di San Foca, Melendugno (Lecce), 28 ottobre 2018. Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato. ANSA/CLAUDIO LONGO

La replica di Calenda a Di Maio

“Le carte del Tap, un ministro le legge solo quando diventa ministro. E soprattutto a noi del Movimento 5 stelle non hanno mai fatto leggere alcunché”, aveva detto Di Maio, “e soprattutto quando c’erano quelli che sono andati a braccetto con le peggiori lobby di questo Paese, l’unica cosa che ci dicevano che eravamo nemici del progresso. Non ci hanno mai detto che c’erano penali da pagare. Quindi non è che è più conveniente farlo, è che non ci sono alternative”. Una versione dei fatti smentita dal suo predecessore al dicastero di via Veneto, Carlo Calenda, secondo il quale “Di Maio ha commesso un errore semantico, perché nel contratto della Tap non ci sono penali, è un’opera privata a cui lo Stato ha dato il consenso per la realizzazione, nessuna carta segreta”. Gli unici risarcimenti, nel caso, andrebbero quindi solo alle aziende coinvolte, giacché non c’è alcun contratto tra lo Stato e il consorzio che si occupa della realizzazione dell’opera.