Nardò,18 ottobre_di COSIMO POTENZA_Da anni ormai la nostra redazione è impegnata in una battaglia culturale tesa a contrastare la deriva diffamatoria della comunicazione sui social-media e social-network. Per parafrasare uno delle nostre firme più originali Bartolo Hanner, senza dimenticare i numerosi spunti critici della nostra Carlotta sempre sul tema: uno “Spettro si aggira per la rete” e questo spettro è cattivo e velenoso come un serpente a sonagli che si insinua tra l’inchiostro virtuale di hater spesso travestiti da giornalisti o da illustri pensatori.

Tuttavia, in questo caso, ma non è la prima volta, la riflessione scaturisce non già dalla realtà virtuale, ma da certa carta stampata e da certi corrispondenti di pagine locali, che più che dare le notizie sembrano vestirle e tagliarle a proprio uso e consumo.

La notizia apparsa sulla pagina locale della Gazzetta del Mezzogiorno, (18 ottobre cronaca Lecce e provincia pag.IX) circa la chiusura delle indagini per diffamazione aggravata a carico di Dario Minerva per una vignetta ed un post contro il sindaco l’avv. Pippi Mellone, (salvo nostro errore), dovrebbe essere quella che ritraeva lo stesso nelle vesti di un carcerato in mezzo ai due comandanti dei carabinieri della compagnia di Gallipoli e della Stazione di Nardò, si è trasformato in una sorta di spot pubblicitario per il querelato.

Il picco apologetico è stato raggiunto sia al momento dell’accostamento della pagina del satiro neretino Charlie Nardò alla più nota rivista di satira francese Charlie Hebdo sia per il riferimento ad un passato glorioso dello stesso come grafico pubblicitario, quasi a legittimarne le doti artistiche, per cogliere l’apoteosi nella sottolineatura della imparzialità allo stesso riconosciuta nel “diffamare pardon nello sferzare tutti i potenti della politica neretina, senza soluzione di continuità, da Risi a Mellone passando da Vaglio e tanti altri.

Alla stessa stregua lascia il tempo che trova il passaggio alla libro cuore di De Amicis “La satira non conosce padroni”, per non parlare dell’intervista all’immancabile difensore ancora una volta dell’imputato Avv. Giuseppe Cozza, che si dichiara certo di sovvertire l’accusa del dott. Arnesano: “in quanto la satira politica è tutelata dalla Costituzione”.

Già di recente abbiamo avuto modo di criticare la scelta del corrispondente della Gazzetta di lasciare spazio, non già alle parti offese, ma solo alle parole degli indagati o dei difensori degli indagati, a volte le figure si confondono.

Infatti, come facemmo notare nel nostro articolo <<post to post la diffamazione corre su facebook>>http://www.lorasalento.it/archives/27064 , Gazzetta ha una predilezione per certi imputati e molto meno per certe persone offese, infatti, criticammo la scelta, di allora, di intervistare l’avv. Giuseppe Cozza non già quale difensore, bensi quale indagato e quindi imputato sempre per il reato di diffamazione aggravata consumata, in quel caso, ai danni dell’avvocato Vincenzo Candido Renna e guardate un po’ proprio unitamente al Principe della Satira Neretina Dario Minerva, ed ancora con lo stesso PM dott. Arnesano, forse sono solo coincidenze, forse!.

Insomma, il corrispondente della “gazzetta” sembra dimenticare anche i propri articoli, peraltro abbastanza recenti, che magari avrebbero consigliato di sottolineare più che l’imparzialità dell’imputato, la recidiva, sottolineata dal ripetersi di querele a carico del Satiro “de’ noantri”; che anche per queste secondarie circostanze, appare quindi abbastanza lontano dalla tradizione forattiniana o altaniana,altro accostamento infelice se non ardito della pagina locale della gazzetta.

Ogni tanto non farebbe male conoscere il punto di vista delle parti offese o degli avvocati delle parti offese, nel caso di specie l’avv. Andrea Giuranna; capire perché si è ritenuto procedere ad un atto intriso di pesanti conseguenze in caso di condanna per i presunti colpevoli del reato di diffamazione, insomma avere una idea dei fatti e non dell’idea che sugli stessi ha una parte soltanto ovvero colui che più che riportare i fatti ne da degli stessi un proprio personalissimo racconto, tutto ciò che è contrario al giornalismo insomma.

In conclusione, ci piace riproporre un pensiero del sociologo Bourdieu : “gli individui si espongono ai media più per trovare conferma alle loro opinioni che per cambiarle“, tuttavia, il tempo è galantuomo.