Nardò,15 ottobre_di COSIMO POTENZA_In più occasioni sulle pagine web de lorasalento.it ho affrontato il tema assai poco piacevole degli “insufflatori di odio”, che nella nostra ridente Nardò quotidianamente e spesso più volte al dì, si esercitano con una strategia a dire il vero stantia e monotona nel riversare reflui semantici verso l’Amministrazione di Mellone&Co. Ogni pertugio e qualsiasi circostanza più o meno grave che possa, in qualche misura, riferirsi al governo cittadino si trasforma in una autostrada di illazioni e di contumelie, diventando l’occasione per un processo con condanne anticipate e semplici sospetti inenarrabili si trasformano sotto i polpastrelli di questi leoni da tastiera in vere e proprie scomuniche, che non necessitano di repliche e/o verifiche di sorta.

Ed ecco che, torna alla ribalta e quindi nel mirino di questi insufflatori di odio online il rischio di infiltrazione mafiosa; il pretesto, questa volta, riviene dall’adozione da parte del Prefetto di Bari di una misura di prevenzione (interdittiva antimafia) a carico della ditta subentrata nella gestione del servizio di illuminazione votiva al cimitero, alla ditta Borgia, che da motivo di imprecazione collettiva è diventato per questa, per fortuna, minoranza rumorosa, motivo di rivalsa collettiva, come si dice:“era meglio quando stavamo peggio”.

Ancora una volta, non mancano le illazioni raffinate ed in alcuni casi raffinatissime di intellettuali rococò, peccato che questi cyber-bulli spesso confondono i loro peti o meglio i propri webpeti per il vento di giustizia che a giorni alterni invocano come una divinità per abbattersi sulle mura di Palazzo Personé. Queste signore e signori, espressione variegata della migliore borghesia neretina, i c.d. figli di papà, abituati a prendere buoni voti a scuola, (spesso trattasi di scuole private frequentate in ore tardo pomeridiane) e che in alcuni casi svolgono nobili professioni  o mediano per conto di associazioni professionali pur in carenza di titoli abilitativi, per non parlare di penne, pardon lapis sfortunate del giornalismo nostrano, che inseguono l’invettiva come momento migliore per caratterizzare una esistenza priva di contenuti e carattere, si imbarcano in voli pindarici che li portano ad atterrare inequivocabilmente sulla pista della ignoranza, di cui sono cultori irraggiungibili. Se oltre a criticare ed inveire avessero avuto l’umiltà di partecipare anche solo ad una delle occasioni che ha visto grandi personalità del diritto, da ultimo, esprimersi nella nostra città, accanto a questa nuova classe dirigente, avrebbero potuto arricchirsi; invece, nella protervia di tutto conoscere, sono rimasti dietro i propri monitor a covare vendetta e ad esercitare il sentimento dei poveri di spirito l’invidia. Infatti, se solo avessero una modesta cognizione di come funziona la legge sugli appalti, avrebbero il pudore di non esporsi al pubblico ludibrio, se solo capissero quali sono i poteri di controllo delle Committenti pubbliche e come si esplicitano capirebbero che le stazioni appaltanti devono fare riferimento, sino a prova contraria, alla fede pubblica di autocertificazioni e di certificati rilasciati da altre amministrazioni pubbliche e che la variazione degli stessi non può essere prevista se non con capacità di preveggenza non richieste e non alla portata di amministratori pubblici. Ma chiedere a questi mestieranti del web o webeti che dir si voglia di ragionare ed informarsi prima di scrivere gratuitamente corbellerie appare cosa troppo complicata; salvo che l’esercizio non sia gratuito e, al contrario, sia prezzolato e quindi il frutto di qualche mente diabolica, che sente il bisogno di rivalersi su Mellone&Co. con questi mezzucci dei tempi moderni.