Nardò,12 settembre_di COSIMO POTENZA_Senza scomodare il latino, che potrebbe risultare indigesto ai diretti destinatari di queste poche considerazioni, ci sembra calzante il titolo prescelto rispetto alla penosa vicenda verificatasi in queste ultime ore, ancora una volta si tratta di parlare di  storie di ordinaria diffamazione.

Per quanto non ce ne fosse bisogno – poiché, la storia, che spesso, se non sempre, si ripete e testimonia realtà sin troppo evidenti, – il satiro de “noaltri” ha preso un’altra cantonata, l’ennesima; ormai smettiamo di contarle, da stilista di notizie false la sua collezione di fake news è sempre ben assortita. 

La vignetta in questione, per la verità, almeno sino a pochi minuti fa resta in bella mostra sulla bacheca, dalla quale si muore per i miasmi provocati dalle numerose “deiezioni semantiche” disseminate in lungo ed in largo.

Ciò detto, non ci convincono le scuse di maniera, quel tentativo approssimativo e per niente originale di rivoltare la frittata.

Non fosse altro che, esiste quel detto per cui la rettifica vale come duplicazione di notizia e, poi, quando qualcuno sbaglia dovrebbe cospargersi il capo di cenere e non approfittare ancora una volta della pazienza altrui per  esibire questo umorismo fai da te.

Interessante l’auspicio del taglio delle male – lingue, Nardò cadrebbe in una quiete da silenzio. 

Ma le prime malelingue da tagliare sono proprio quelle di chi seguendo il thread diffamatorio ha commentato parlando: “di mafia” o ironizzando su presunti miracoli, ovvero citando il gattopardo o parlando di strane coincidenze o ipotizzando varianti urbanistiche precostituite o tutte quelle persone, che hanno condiviso la vignetta sulla propria bacheca, che ripetiamo a quest’ora risulta ancora online.

Si tratta di una platea variegata di persone, diverse per genere e anche per appartenenza culturale, molti hanno un’alta scolarità ma una bassa umanità, comunque, non proporzionale a livello di barbarie dimostrata con la propria condotta sulla rete.

Altrimenti, non si spiega come questi “novelli Hater nostrani” presi dal senso di avversione per una parte politica si siano lasciati prendere i pollici per battere la tastiera animati dalla volontà di “pestare” le persone e di spogliarle della propria dignità.  A proposito della stoltezza di taluni, che si manifesta nelle forme eclatanti prima stigmatizzate, la saggezza antica sembra ritrovarsi nel detto per cui: è più stolto chi insegue la volpe della stessa preda. Orbene, non avevamo bisogno della riprova di quanta miseria umana ci circonda e di come questa nella rete sembra liberarsi leggiadra fino a quando quel famoso “Giudice a Berlino” non porrà fine a questi “collezionisti di fake news” nonché ai loro seguaci. A noi compete solo manifestare la solidarietà ad Antonio Vaglio per l’abuso subito.