Organizzato dalle “Sorelle povere di Nardò”, dalla Diocesi di Nardò-Gallipoli e dai Comuni di Seclì e Nardò, venerdì 14 dicembre alle 18,00 ci sarà nel Monastero “Santa Chiara” di Nardò un importante momento di riflessione sulla “Serva di Dio Suor Chiara di Gesù”, da più parti considerata come “la grande mistica del mezzogiorno”.
Dopo il saluto inaugurale del nostro Vescovo Mons. Fernando Filograna, seguiranno gli interventi di P. Raffaele Di Muro, della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” di Roma sul tema “Suor Chiara di Gesù, il valore dell’ascesi”; di P. Massimo Vedova, della Pontificia Facoltà “Antonianum” di Roma, su “l’esperienza mistica di Suor Chiara D’Amato, impeto e profezia” e del prof. Carlo Alberto Augieri, dell’Università del Salento sul tema “Le <parole> di Suor Chiara: senso d’infinito e misconoscimento di sé nella lingua della storia”. Modererà i lavori P. Michele Carriero, Ofm, docente di Storia della Chiesa presso l’Istituto metropolitano di Scienze Religiose di Lecce.
La Serva di Dio Suor Chiara di Gesù, al secolo Isabella D’Amato, nacque a Seclì il 14 marzo 1618 da nobile famiglia, e fu educata secondo le regole di quel tempo alla spiritualità cristiana non disgiunta da una solida base culturale. A 14 anni si ammalò gravemente e fu in pericolo di vita: nei momenti di lucidità chiedeva che se fosse morta, i medici avrebbero potuto usare il suo corpo per lo studio delle cause di quella malattia, al fine di evitare così ad altri le sue stesse sofferenze e la morte.
Ancora giovanissima le apparve, nella cappella del palazzo dove viveva con la famiglia, la Madonna, vestita di bianco e circondata di angeli. Da allora le visioni furono sempre più frequenti. Decisivi per la sua formazione furono gli insegnamenti dei frati Minori del convento di S. Antonio, a Seclì, tant’è che a soli 18 anni entrò nel monastero delle Clarisse di Nardò assieme alla sorella minore Giovanna.
Trascorse la sua vita sino al giorno della sua morte (il 6 luglio 1693) interamente nel Monastero delle Clarisse di Nardò, tra continue visioni mistiche e in ascesi, anelando a Gesù come unico e definitivo suo Bene: per questa ragione scelse il nome di Suor Chiara di Gesù.
La sua vita all’interno della comunità monastica fu caratterizzata dalla preghiera costante e dai ripetuti digiuni e penitenze: spesse volte incompresa, subiva in silenzio il dileggio delle consorelle che più serviva. Fu Maestra delle novizie e tra le promotrici di una seria riforma, che riportasse la vita all’interno del monastero alla regola originaria voluta da Santa Chiara d’Assisi.
Suor Chiara non fu soltanto la santa dei voli mistici e delle estasi, ma fu anche donna concreta del suo tempo, messaggera di pace e consigliera di chi (sia che fossero personaggi famosi sia che fosse gente comune) si rivolgeva a lei richiamato dalla sua fama di santità e dal suo agire profetico.
“E’ davvero singolare scoprire come la vicenda terrena di Suor Chiara non sia del tutto dissimile da quella di un altro Santo di quel tempo, anch’egli figlio di questa nostra stessa terra diocesana –dice il nostro Vescovo Fernando, che prosegue- San Giuseppe da Copertino e la Serva di Dio Suor Chiara di Gesù, non sono solo delle figure straordinarie da venerare sugli Altari, ma sono anche dei modelli di vita che ricordano a ciascuno di noi come la santità sia accessibile a tutti: basta lasciarsi forgiare dalla Grazia e dallo Spirito Santo, come appunto hanno fatto queste due splendenti “Porte aperte sul Cielo”.