Nardò,21 giugno_di COSIMO POTENZA_Repetita iuvant sed stufant! Non si è spento l’eco del primo numero del 2018, che sulla falsa riga dello stesso, il nobile phamplet neretino <<la Voce di Nardò>>, come un disco rotto si sofferma sulle carenze politiche, tecniche e organizzative del “Mellopardo”, locuzione presa in prestito da un artista del web, nonché satiro raffinatissimo e filologo dell’etere come “CharlieNardo”.

Per la verità, questo numero, abbonda di rinvii e di richiami a scritti e pensieri di illustri semiologi e letterati del parterre neretino; senza volersi soffermare sui giuristi paneuropei, che accompagnano editoriali, che per puro caso non occupano colonne di giornali più blasonati, a discapito dei giornalisti raffazzonati e degli azzeccagarbugli di altre riviste minori come quella de lorasalento  che, suo malgrado e a suo rischio mi ospita, anche questa volta. Che geniaccio quel Tarricone a prospettare il punto di vista della sua cagna “Frida”, in giro per le strade della 167; quanta emozione ha provocato in me lettore immedesimarmi in quel piccolo essere, che fa lo slalom tra le deiezioni rilasciate per strade dai suoi consimili.

Immedesimazione più realista del re, atteso lo slalom che da lettore ho dovuto fare, alla stessa guisa della simpatica “Frida”, tra le <<deiezioni semantiche>> di molti articoli della <<Voce>>, tra queste quelle fetide e nauseabonde della redazione a quelle più profumate di Livio Romano, che non tradisce il suo talento letterario, nelle interviste immaginarie a soggetti, che dall’aldilà sembrano, per la verità, declinare un’idea di opposizione un po’ più efficace di quella espressa sinora dai viventi. Ci sia consentito esprimere una delusione. Ci saremmo aspettati una sequela di ragionamenti meno prevedibile e scontata da parte di Graziano De Tuglie; apparso  scontato e troppo stretto negli abiti del “Cesare” accoltellato a tradimento; chiaramente, quando si entra in una boutique che propone solo un certo stile di abbigliamento è impossibile immaginare che uno esca fuori con un look differente. Il refrain sulla Gazzetta del Mezzogiorno raggiunge toni melodrammatici, visto che tutti sanno che il tema non è il Giornale in sé, ma uno dei suoi interpreti minori, il corrispondente della pagina locale, iscritto ad honorem nel club dei fedelissimi oppositori del “mellopardo”, con le sigle più disparate di <<officine, notizie libere, avvocati con annessi sostantivi i più disparati e quelli senza attributi o pseudonomizzati, per non parlare dei centri studi di famiglia e di partiti ormai di famiglia>>.

Dunque ,cara <<Voce di Nardò>>, il tentativo di riproporre o peggio di imporre l’egemonia culturale di un mondo, che vive solo nelle penne o nei polpastrelli sulle tastiere di qualche accademico e/o letterato incensato dalla fabbrica dei “palloni gonfiati” è miseramente fallito. Quell’egemonia culturale poco chic e molto radical di una sinistra, quella da voi rappresentata, che ha smarrito, da tempo, la visione collettiva della realtà, superata dal narcisimo di solisti attinti dall’idea di strumentalizzare la politica per emergere dal proprio nulla cosmico. L’egemonia culturale che in 40 anni e passa di governo democristiano-socialisteggiante prima piddino-forzaitaliota poi ha funzionato come dissoluzione e non come soluzione della comunità neretina.

La sinistra del livore, dei veti incrociati del sospetto fine a se stesso, ha fatto dell’egemonia culturale un potere forte con un pensiero debole, così debole da risultare indigesto anche ai cani slalomisti. Per fortuna alle bad news, grazie a questi giovani incompetenti (né né) si susseguono le good news e presto “Frida” uscendo dall’uscio di casa e attraversando la strada potrà giocare in uno spazio attrezzato e dedicato proprio ai nostri cari amici a 4 zampe ed immerso nel verde. Da lettore affezionato del phamplet chiuderei con un augurio, almeno per il prossimo numero, cambiate genere letterario, abbandonate la <<mellonefobia>> o se preferite la <<mellopardia>>, rivolgetevi ad un buon oftamologo, cambiate finalmente lenti per guardare la realtà, dal basso o dall’alto e anche di lato vi apparirà diversa e vedrete che anche voi riuscirete a sorridere un po’ a partire da voi stessi.