, Copertino, 7 marzo_ I carabinieri della locale stazione, su ordinanza del Gip del tribunale di Lecce traevano in arresto:
- Prete Damiano Cosimo Giusto, nato Copertino cl. 1985, residente a Nardò (Le), pregiudicato.
Predetto, ritenuto responsabile reati tentato omicidio; minaccia;porto e detenzione arma comune da sparo
I fatti risalgono al 11 ago del 2017, dove in località Santo Isidoro a seguito un litigio per futili motivi, il Prete mediante utilizzo di un coltello, colpiva al torace una persona, cl.1998, incensurata, residente Copertino, esplodendo successivamente al suo indirizzo 3 colpi d’arma da fuoco senza colpirlo. Predetto, dopo formalità rito, è stato tradotto presso la casa circondariale Lecce.
I fatti :
La misura cautelare in esame trova la propria origine dalla condotta criminosa perpetrata nella notte tra il 10 e 11 agosto 2017, in località sant’isidoro del comune di nardò da parte di Prete Damiano Cosimo Giusto’85, in pregiudizio di persona cl.’98.
- L’indagato, nella fattispecie, a causa di una discussione insorta per futili motivi con la vittima, prima la minacciava di morte, per poi colpirla con una lama all’emitorace sinistro, infliggendole successivamente numerosi colpi alla testa con una bottiglia di vetro. In un secondo momento, dopo essersi allontanato per pochi minuti dal luogo di commissione del reato, vi faceva ritorno esplodendo all’indirizzo del ……………….. Ripetuti colpi d’arma da fuoco, i quali fortunatamente non andavano a segno.
- I reati contestati sono dunque la minaccia (art. 612 c.p.) Con l’aggravante dei futili motivi; il tentato omicidio (artt. 56 e 575 c.p.) Con l’aggravante dei futili motivi; il porto e detenzione in luogo pubblico di un’arma comune da sparo (artt. 2, 4 e 7 l. 895/1967).
- Indagini
- Escusso il …………….., questi dapprima sostenne di essere caduto dalle scale, per poi formalizzare il giorno seguente la denuncia contro il prete. La medesima versione venne fornita anche dal fratello della vittima.
- I militari della tenenza di copertino hanno quindi sottoposta alla vittima un foto del proprio aggressore, che venne riconosciuto senza alcun dubbio dal denunciante.
- Altro aspetto rilevante a conferma della versione fornita ai carabinieri dal ferito è la singolare circostanza per la quale, la sera seguente la brutale aggressione, il padre della vittima venne arrestato in flagranza di reato per essersi abusivamente introdotto all’interno della stazione carabinieri di Porto Cesareo, dopo aver scavalcato il muro di recinzione. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, questi sostenne di essersi introdotto all’interno della caserma per paura, dal momento che poco prima era stato affiancato da una moto per strada condotta da due soggetti con casco integrale e che temeva essere collegati con l’accoltellamento del figlio avvenuto il giorno prima.
- Conclusioni
La pervicacia criminale dimostrata dall’indagato, tale da costituire un serio pericolo per l’incolumità personale della vittima, unitamente alla concreta possibilità di reiterazione del reato, anche attraverso l’utilizzo di un’arma da fuoco, hanno consentito l’emissione di una misura cautelare custodiale.