Lecce 27 nov_ di avv. Salvatore Donadei_La notizia, riportata da ILSOLE24ORE, è che un emendamento alla manovra, di fonte parlamentare ma appoggiato dal Ministro della Giustizia e da Palazzo Chigi, ed al voto nelle prossime ore, interviene per estendere l’applicazione del rito sommario di cognizione a tutte le cause di competenza del giudice unico (in pratica la gran parte delle controversie civili).
La misura, che rappresenta uno stralcio della più ampia riforma (l’ennesima) del Codice di Procedura Civile, e senza nessuna speranza (si fa per dire) che venga approvata in questo scorcio di legislatura, ci lascia oltremodo perplessi, causando sconcerto.
Al di là dei censurabili toni, bizzarramente trionfalistici, coi quali viene presentata, e rispetto ai quali basta un minimo buonsenso, anche da non addetti ai lavori, per capire quanto essi siano distanti dalla realtà, occorre dire a chiare lettere che l’Avvocatura e, dunque, i Cittadini, vengono messi di fronte all’ennesimo tentativo, neanche tanto mascherato, di smantellare il sistema-Giustizia, ed in particolare quello Civile, sacrificandolo all’altare di dati economici, numeri e statistiche, che solo, e tanto, stanno evidentemente a cuore ad Orlando e compagnia.
Far passare un tale provvedimento per una riforma “tagliatempi” significa fare opera di mistificazione, sostenere che questo tipo di intervento dimezzerebbe i tempi dei giudizi da 1120 giorni a 665 giorni, con una risalita del Belpaese dal 111esimo posto al 42esimo nella classifica Doing Business, equivale a prendere in giro gli operatori, mortificare la Funzione Sociale dell’Avvocatura, gettare fumo negli occhi dei bistrattati cittadini.
Il tempo effettivamente operativo in una causa civile, oggi, prevedendo attività di consulenza ed istruttoria testimoniale, è, termini processuali alla mano, di 390 giorni: poco più di un anno, dunque, un tempo assolutamente congruo e ragionevole per un processo a cognizione piena che voglia dirsi serio.Il resto sono tempi morti certamente non imputabili agli avvocati od al codice di rito, verso il quale continua un accanimento “terapeutico”, come a più riprese denunciato dalla migliore dottrina processualcivilistica,
inutile ed ingannevole, perché la soluzione alla lungaggine dei processi è data, seriamente e sol che lo si voglia, da ben più cospicui investimenti di uomini e mezzi e da una migliore organizzazione degli Uffici Giudiziari.
Il c.d. Rito Sommario, oggi ipocritamente indicato come la panacea, da quando è stato introdotto, ha avuto scarsissimo “appeal”, applicativo ed in termini di risultati.
Noi intendiamo far sentire la nostra voce anche rispetto al malvezzo, ormai istituzionalizzato, per cui i parlamenti in scadenza improvvisano interventi molto estemporanei, senza alcuna concertazione e, spesso, senza sapere quel che si va a fare.
In un sistema in cui il Diritto viene letteralmente fagocitato dall’Economia, nel quale gli stessi Giudici,  vittime anch’essi, sono diventati dei burocrati più dediti a statistiche e report che non a studiare la fattispecie concreta ed elaborare una decisione equilibrata, baluardo insostituibile ed irrinunciabile per una speranza ed una aspettativa di “giusto processo”, resta l’Avvocatura, che ha il dovere, prima che il diritto, di opporsi efficacemente e con ogni mezzo previsto dall’Ordinamento, a questa deriva inaccettabile, recuperando velocemente una autorevolezza ed una credibilità, figlie di una più alta dimensione culturale, nelle sue rappresentanze istituzionali, troppo spesso colpevolmente silenti o poco incisive nello svolgimento del loro ruolo.
Avv. Salvatore Donadei
Presidente Camera Civile Salentina