People who showed up to support the Spanish national police officers staying in town, hold up Spanish flags outside the police hotel in Pineda de Mar, north of Barcelona, Spain, October 3, 2017. REUTERS/Albert Gea

 Spagna Catalogna, i separatisti conquistano la maggioranza assoluta dei seggi. Ciutadans prima forza Partecipazione record: ha votato l’81,9%, rispetto al 74,9% delle precedenti consultazioni Tweet Un comizio di JxCat Sondaggio Catalogna: Ciutadans primo partito, ma i separatisti avrebbero la maggioranza Regionali Catalogna, i protagonisti della battaglia politica Catalogna, affluenza record alle 18: 68,3%. +5% rispetto alle precedenti 22 dicembre 2017 I partiti separatisti conquistano la maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlament catalano, pur ottenendo solo il 47% del voto popolare, mentre gli unionisti di Ciutadans sono il primo partito.

Questo l’esito delle elezioni regionali anticipate, convocate in Catalogna dopo lo scioglimento dell’Assemblea eletta nel 2015. Con lo spoglio del 99% delle sezioni, vanno 37 seggi a Ciutadans e 34 a JxCat dell’ex presidente Puigdemont. Erc (la sinistra repubblicana catalana) ne ha 32, i socialisti 17, Cec (Podemos) 8, gli anticapitalisti della Cup 4 e i popolari 3.

L’esito del voto garantisce quindi ai secessionisti una forza di 70 seggi, superiore alla maggioranza di 68 necessaria nell’Assemblea regionale di Barcellona, composta da 135 eletti, anche se resta il rebus delle loro divisioni. Per il confronto, va aggiunto che nelle precedenti elezioni i due maggiori gruppi separatisti si presentarono in un’unica lista. I leader dei due partiti sono Oriol Junqueras (Erc, dal 2 novembre in carcere a Madrid assieme ad altri tre dirigenti) e Carles Puigdemont (JxCat, in esilio a Bruxelles). Nel campo unionista, il voto segna un forte successo per Ciutadans e una sconfitta per i popolari, mentre i socialisti confermano la loro forza. Perde peso il gruppo affiliato a Podemos.

Le elezioni, svoltesi in un clima tranquillo, hanno avuto un’affluenza record: ha votato l’81,9% rispetto al 74,9% delle precedenti del 2015, che però si svolsero di domenica. Con una maggioranza separatista si aprirebbe un ulteriore capitolo incerto per il premier Mariano Rajoy, che appare come il grande sconfitto, e la sua capacità di arginare la crisi che ha danneggiato l’economia spagnola, anche spingendo centinaia di aziende a trasferire all’esterno della Catalogna le loro sedi legali.

Gli scenari delle prossime settimane si fanno ora complicati. Il principale candidato alla presidenza della Catalogna, Puigdemont, se rimette piede in terra spagnola sarà arrestato. Il suo vice presidente, Junqueras, è in carcere. Puigdemont chiede che il governo destituito venga ‘restituito’ al paese, e che tutti i ‘detenuti politici’ siano liberati. Altri due nuovi deputati sono in carcere a Madrid, due ‘in esilio’ a Bruxelles.

Al momento sembra molto difficile possano occupare il loro nuovo scranno in Parlamento e partecipare all’elezione del President. La sessione costitutiva dell’assemblea catalana dovrà tenersi entro il 23 gennaio, il primo turno dell’elezione del President per il 10 febbraio. Se per aprile non sarà stato possibile eleggere il nuovo presidente, scatterà lo scioglimento automatico dell’assemblea con nuove elezioni a fine maggio.