Nardò,29 aprile_di COSIMO POTENZA_Ci troviamo di fronte a un periodo molto simile all’era Giolittiana anticamera del Fascismo in Italia. Le similitudini per un raffronto tra le due epoche sono talmente evidenti e innegabili che fa paura il solo ripensare un possibile ritorno al passato. L’idea della rivolta, dell’abbattere il vecchio sistema ormai logoro e corrotto era il leitmotiv che serpeggiava ieri come oggi tra la popolazione del nostro stivale.
Giolitti da abile mediatore cercava invano di accontentare tutti i suoi accoliti, dividendo incarichi, assegnando poltrone, regalando privilegi, che la nazione non era più in grado di assicurare a tutti, senza pensare allo sviluppo e al progresso. I costi della crisi e tutti questi privilegi non potevano certo essere pagati da una popolazione già alla fame e queste operazioni sgradite provocarono un moto di risentimento verso l’ideologia socialista che alimentò in poco tempo movimenti rivoluzionari quali potevano essere considerati i fascisti e i radicalismi sorti nella sinistra nazionale.Nell’ottobre del 1922 come nel Giugno del 2016 questo sentimento antigovernativo ebbe la meglio deponendo la vecchia classe dirigente per far posto ad idee che sulla carta avrebbero dovuto cambiare il corso degli eventi.
Purtroppo, come sempre accade, coloro che sono osmoticamente immersi e compongono gli ingranaggi della camaleontica macchina burocratica in seno all’amministrazione ben presto consapevoli di poter essere travolti dalla nuova ondata innovatrice si adattano al sistema gattopardiano, così perfettamente descritto nel libro dal principe Salina, affinchè quell’apparente rivoluzione segua il normale corso degli eventi già da tempo prestabilito.Renzo de Felice nella sua biografia Mussoliniana descrisse in maniera perfetta questo passaggio che puo’ benissimo essere rivisto nel nostro tempo .
Lo scrittore infatti affermava a chiare lettere come ben presto, dopo la salita al potere e l’istituzione del PNF (Partito Nazionale Fascista) reso in breve partito unico della nazione che inibì di fatto ogni possibilità di azione ai non fascisti e a coloro che non erano simpatizzanti o iscritti al credo totalitario , Mussolini, pensò bene di togliere via via il potere decisionale anche a questa milizia religiosa e al Gran Consiglio per racchiuderlo in modo esclusivo a una stretta cerchia di pochi eletti. In questo passaggio la vecchia casta composta dai burocrati e da coloro che da sempre sono stati immersi nei meandri dell’amministrazione riprende il controllo della gestione pratica degli ordini imposti dal duce e dai suoi gerarchi con il solo l’obbligo di cambiare, ieri come oggi solo il colore della divisa indossata portandola verso tonalità più cupe. Così ai membri del Partito Nazionale Fascista, ormai svuotato da impegni di comando, rimane solo il compito di seguire e tenere sotto controllo il gregge, rappresentato dalla popolazione, attraverso la creazione di un assistenzialismo spicciolo necessario non solo per ribadire il consenso ma anche per tenere a bada i cittadini legandoli al culto della bandiera e al motto tanto in voga in quel periodo ” Credere, Obbedire, Combattere” poichè solo ai proseliti era possibile avere accesso a quelle risorse necessarie per sopravvivenza o per ottenere dei benefici personali.
Nella nostra città appare evidente che i nuovi rappresentanti al governo abbiano fatto uno studio approfondito di quel periodo, già insito in quel DNA radicato nella loro storia politica, non si spiegherebbero altrimenti tutte le azioni compiute giornalmente per riportare in auge quel periodo nefasto e assolutamente inglorioso a cui è stata sottoposta nel tempo la nostra nazione. L’assistenzialismo fornito con le tessere sotto stretto controllo della milizia religiosa, l’imposizione di andare al voto per un determinato candidato , il voler coprire gli orrori della guerra con manifestazioni di piazza e l’aiuto di una informazione asservita che tesseva in tutte le salse le lodi di un Partito Unico screvo di errori, le immagini vittoriose per le imprese compiute, il tenere sotto pressione i dirigenti e i gerarchi che al primo errore o azione contraria alle direttive del Duce vengono puntualmente allontanati o fatti cadere in disgrazia, il popolo obbligato a essere iscritto e a manifestare in modo deciso questa scelta seguendo le modalità imposte per non essere costretto alla fame, potremmo continuare all’infinito ma preferiamo fermarci qui per lasciare ai lettori il libero arbitrio di trovare eventuali assonanze con il presente. Noi ci riproponiamo di lanciare un monito ai giovani che spesso non danno molta importanza ai trascorsi storici al fine di porre maggiore attenzione sugli eventi vissuti per non ricadere nei vecchi errori che potrebbero riportare il paese verso un declino Totalitario che sancirebbe la morte assoluta della Democrazia in città come nell’intera nazione.
“Oggi la nuova resistenza consiste nel difendere le posizioni che abbiamo conquistato; difendere la Repubblica e la democrazia”. (Sandro Pertini)