Nardò,6 febbraio_di COSIMO POTENZA_La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi ballottaggio e pluricandidature. La Consulta si è espressa sulla legittimità dell’Italicum, la legge elettorale approvata nel 2015 dal governo guidato da Matteo Renzi. I giudici si sono pronunciati sui dubbi di costituzionalità sollevati da 5 tribunali sui punti chiave della legge. La Corte ha quindi accolto le questioni, sollevate dai giudici di Torino, Perugia, Trieste e Genova, relative al turno di ballottaggio, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono, nonché quella relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione.
In virtù di questa presa di posizione sarebbe opportuno eliminare anche e soprattutto il turno di ballottaggio nei piccoli e medi centri urbani perchè ,come si è potuto notare in tutte le tornate amministrative che si sono svolte sotto questa disposizione elettorale , la forza eliminata nella corsa dai consensi popolari rientra con maggiore convinzione dalla porta di servizio determinando di fatto la vittoria per il candidato prescelto e ottenendo in cambio la possibilità di incidere in maniera sostanziale sul programma di governo.
Nelle città con grandi numeri il controllo del turno finale di voto diventa praticamente impossibile mentre nei comuni minori un dato oggettivo incontrovertibile. In questo modo nei territori si possono perpetrare governi dinastici cambiando i personaggi che si affacciano sul palcoscenico teatrale ma lasciando invariata, nel frattempo, la trama e la sceneggiatura da riproporre alla platea popolare.
Con questa rappresentazione immutata nel tempo i poteri forti potranno mantenere a lungo il controllo delle città senza colpo ferire e soprattutto senza dover cercare, nei futuri consigli comunali, di ottenere gli appoggi necessari per far passare le loro richieste. E’ davvero strano che un sistema che potrebbe dare legittimità effettiva ai consensi nei grandi numeri possa restare inalterato dove gli stessi possono subire distorsioni e controllo.
E’ anche vero che nella nostra nazione molto spesso il buon senso non viene utilizzato per far posto a cavilli e lacciuoli che facilitano le interpretazioni e lasciano aperti i varchi per sfuggire alle regole imposte. Nardò è la città che ha maggiormente pagato il conto di questo sistema di controllo ottenendo una continuità sotterranea nell’ultimo ventennio che ha causato notevoli danni all’ambiente e alla struttura cittadina.
Questo fiume nascosto , presente in città, in cui sversano inquinanti realtà provenienti da tutto il Salento è stato interrotto, in apparenza da una diga costruita da un gruppo di castori che ha fatto gridare al miracolo, ma l’impetuosità della corrente e i rami fragili con cui era stata costruita non sono riusciti a porre freno a lungo a questa forza ambientale superiore. La rivoluzione e il cambiamento sono stati travolti lasciando lo spazio ai poteri decisionali di continuare a usare il nostro borgo come ultima dimora per le scorie dannose non volute da altri.
«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» questa è la realtà descritta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo Il Gattopardo che è stata resa attuale alla luce degli ultimi eventi cittadini.