Lo scorso 24 luglio Sebastiano Francone portava a compimento il suo progetto “E mi sembra di volare”. Un progetto che, dopo mesi di lavoro e sacrifici, ha portato alla luce nella marina di Santa Caterina e di Santa Maria al bagno due parco giochi inclusivi con la riqualificazione delle aree interessata e, soprattutto, l’installazione di una altalena riservata all’esclusivo utilizzo dei bambini diversamente abili in carrozzina.
Dopo appena quattro mesi dall’ufficiale apertura al pubblico l’altalena in questione, presa d’assalto da bambini non affetti da disabilità, con l’insensibile benestare dei genitori, ha necessitato di un intervento di manodopera cui l’Amministrazione comunale ne ha prontamente dato esecuzione. Nonostante ciò, la sensibilizzazione riguardo l’utilizzo dell’altalena è ancora un’utopia.
Noi della “JNardò Bianconera”, che assieme ad altre associazioni volontarie abbiamo contribuito e sostenuto la realizzazione del progetto, esterniamo con la più profonda indignazione il disgusto per quei genitori (più volte ripresi, vale la pena di sottolinearlo) i quali, non curanti di un cartello ben visibile, quello relativo all’utilizzo riservato dell’altalena per le persone speciali, hanno pensato bene di dare prova di sfoggio della loro ignoranza, maleducazione e il loro scarsissimo livello di senso civico.
Ci sentiamo offesi tutti quando, giornalmente, ascoltiamo frasi che mettono a risalto una distinzione fra persone normali e persone diverse. Una distinzione che esiste solo nelle menti retrograde di alcuni genitori. A volte dimentichiamo quanto essere papà e mamma, nonno e nonna, sia un onore e quanto le nostre azioni siano importanti per l’educazione e il futuro dei nostri stessi figli.
Tutti i bambini hanno il diritto di giocare. Tutti senza distinzione alcuna. Noi, come “JNardò Bianconera”, invochiamo a chiare lettere rispetto. Per tutti. Per i nostri figli, per le persone speciali, per la città di Nardò. E saremo sempre pronti a supportare il progetto “E mi sembra di volare” di Sebastiano Francone perché crediamo fermamente nelle buone cause.
“Se vuoi proprio prenderti il mio gioco, allora prenditi anche la mia disabilità”.