Durante il medioevo esisteva una legge, applicata principalmente in terra spagnola, dove gli abitanti del feudo erano costretti a pagare una tassa al signorotto dello stesso ogni qual volta un uomo venisse ritrovato morto per cause non naturali. Questa gabella sorgeva dalla presunzione del feudatario di essere stato privato di un suo lavoratore e per questa perdita era sua abitudine chiedere come diritto dovuto un ristoro.
Per ovviare a questa ingiustizia i residenti erano soliti praticare, furbescamente, l’usanza dell’ “echar el muerto al otro” (passare il morto ad un’altro) cioè caricare il defunto su di un carro e trasportarlo nel feudo più vicino per poterlo abbandonare deponendo così il costo della penale da pagare sugli ignari confinanti.
Riprendendo questa antica pratica ,dopo la sconfitta elettorale, il gota cittadino del Partito Democratico ripone giornalmente sul carro le proprie colpe per riversale in lungo ed in largo sulle persone vicine. E’ di oggi l’accusa lanciata a mezzo stampa, (Quotidiano di puglia,attualità pag.3,6 luglio 2016) dal segretario cittadino Rino Giuri verso i vertici del Pd provinciale prima e regionale poi rei di aver favorito nella passata tornata elettorale il neo sindaco Pippi Mellone.
Questo atteggiamento vittimistico, ancora una volta, allontana la presa di coscienza di una sconfitta che, se pur inattesa, è maturata per volontà dei cittadini e non per imposizione di burattinai giunti per l’occasione.
La politica locale in primis e quella nazionale poi, considerano da decenni gli elettori solo inutili commedianti di un teatrino gestito dai direttivi del partito , senza dover dar conto delle proprie azioni, certi che al minimo cenno, dettato dal copione, gli attori si debbano genuflettere senza poter improvvisare scelte al di fuori dello spartito imposto.
Questo cambiamento di rotta ,deciso dai cittadini, li ha destabilizzati annebbiando le idee e rendendo buie le strade da percorrere per una rapida risalita.
La ferma convinzione che le colpe della disfatta vadano ricercate altrove e non siano state provocate da errori di valutazione e di strategie attuate porta alla falsa opinione che nulla di sbagliato è stato commesso durante la corsa elettorale.
La paura di dover cedere il passo e la consapevolezza di non voler dare spazio alle nuove leve obbliga i dirigenti a scelte suicide che coinvolgono, loro malgrado, l’intero elettorato di sinistra.
Forse sarebbe quanto meno necessario far ritornare nella mente, dei notabili di turno, l’idea che errare è umano ma il coraggio di volere assumere la responsabilità di loro competenza nobilita gli uomini che compiono tale gesto.
Di ben altro avviso l’intervento di Annatonia Margiotta, della segreteria provinciale del Pd, che afferma a ragion veduta e sicuramente dopo un’analisi molto più attenta che “Il PD deve tornare ad essere il partito che sta tra la gente ed al fianco della gente per interpretarne bisogni e istanze”.
Per la relatrice sono tre le parole chiave da cui non è assolutamente possibile fare a meno:
1) La centralità della persona 2) Il partito come comunità 3) La partecipazione dal basso
Queste direttive elementari ma, fondamentali. sono state completamente disattese dai politici locali che continuano a trovare soluzioni artificiose e senza nessuna attinenza alla realtà per giustificare la debaclè elettorale.
Il medioevo è assai lontano e se qualcuno non riesce a stare al passo dei tempi forse sarebbe opportuno che decidesse di fare spazio alla meritocrazia ed alle idee innovative piuttosto che restare immobile in attesa della parola fine.