Una caratteristica comune a tutti gli uomini pervasi dalla visione Napoleonica della realtà è l’assoluta intenzione di attuare un cambiamento rivoluzionario, nella società di riferimento, per ottenere una condizione di vita migliore che generi un distacco meno evidente tra le classi ed i ceti sociali.

La partenza di questa corsa, spesso e volentieri mossa da alti ideali e vastissime prospettive di raccolta di ampi consensi, vede questi novelli rivoluzionari e futuri imperatori impegnati a raggiungere la meta e le vittorie aggregando al proprio seguito, lungo il percorso, elementi che fanno dell’arrivismo e dell’opportunismo il proprio mestiere.

Nel tempo lo spirito primordiale lascia il posto a questi individui che aumentano in maniera proporzionale con le vittorie e limitano gli spazi a coloro che ergevano esclusivamente la bandiera della fiducia nei confronti del leader come sola forza di motivazione per combattere , sino alla morte, al suo fianco.

Questa cecità, a volte resa possibile da consigli medici sbagliati, porterà inevitabilmente il Cesare di turno all’isolamento personale ed ad essere facile preda dei lupi.

Purtroppo questi ultimi,data la loro natura, una volta invitati a corte per consumare gli avanzi dei floridi banchetti , non vedendo placata la loro fame proverbiale con quel misero contentino, si vedono costretti, ben presto, a sbranare gli stessi commensali per saziare la loro bramosia.

Queste meteore, a forma di parabola, sono assai utili al popolo per ritrovare la compattezza e l’orgoglio spesso disperso lungo il cammino della vita ma , causa la perdita dell’ identità iniziale, il Napoleone divenuto Augusto, rimarrà quasi sempre schiacciato dalla propria grandezza e ricordato oltre che per le sue gesta soprattutto per la sua fine ingloriosa.