Dispiace dirlo, ma quando il presidente Mattarella dice che il 23 maggio 1992, data della strage di Capaci, segnò l’inizio della riscossa morale della nazione risulta chiaro il fatto che queste siano parole istituzionali, di circostanza, del tutto slegate dalla realtà. A me non sembra che ci sia stato questo grande riscatto.

 

Ma poi, il riscatto di chi? Certo non della classe politica, che da lì a poco sarebbe stata travolta in versione Prima Repubblica dal ciclone Mani Pulite per riconfigurarsi in versione Seconda Repubblica, con i risultati sotto gli occhi di tutti: il malaffare e il senso dello sfascio morale e istituzionale la fanno da padrone (Roma capitale, terra dei fuochi, connessioni mafia – politica … devo continuare?); stiamo per modificare una delle migliori costituzioni del mondo civile a colpi di maggioranza; il lavoro è sempre più precario e i giovani che possono permetterselo scappano via da un paese che non crede in loro; i pochi che vogliono lavorare mettendoci del proprio vengono bastonati e mortificati da una burocrazia sempre più invadente; chi ha sempre evaso milioni di euro continua a farlo rifugiandosi nei paradisi fiscali, mentre un fisco colpevolmente incapace succhia il sangue a colpi di agenzia delle entrate ai soliti noti, quelli che non hanno la forza per difendersi dal Leviatano statale. Ripeto la domanda: devo continuare?

A me sembra abbastanza, caro presidente. Di quale riscossa parliamo?