Le leggi n.10/2013 e 113//92 prescrivono norme a tutela del patrimonio arboreo del territorio nazionale e promuovono politiche per il suo incremento. Fin dal 1992(legge113) esiste obbligo per le amministrazioni comunali a mettere a dimora un albero per ogni nuovo nato che viene iscritto nei registri dello stato civile. La legge 10/2013 stabilisce questo obbligo per i comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, pone come limite temporale la piantumazione entro i sei mesi dall’iscrizione all’anagrafe e costituisce uno speciale gruppo di controllo, un Comitato Ministeriale, incaricato di monitorare l’osservanza delle disposizioni.

 

Queste norme sono comunque largamente disattese come pure disattese sono le disposizioni di cui all’art.3 bis della già citata legge 113/92 che, come modificata dalla legge 10/2013, prescrive che “… Due mesi prima della scadenza naturale del mandato, il sindaco rende noto il bilancio arboreo del comune, indicando il rapporto tra gli alberi piantati in aree urbani di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza”.

 

Il sindaco uscente del comune di Nardò si è guardato bene dal fare quello che la legge gli imponeva e allora il sottoscritto ha inoltrato una richiesta di accesso civico ai sensi dell’art. 5 commi 1,2,3 e 6 del D. Lgs 14 marzo 2013 n.33 (c.d. “decreto trasparenza” e del D.Lgs n. 195 del 2005 chiedendo l’adempimento delle disposizioni legislative con la pubblicazione del bilancio arboreo.

 

Una legge largamente disattesa soprattutto da chi aveva obbligo a farla rispettare. Non si ha notizia, infatti, di nessuna iniziativa tesa a punire il colpevole disattendere di precise norme legislative.

 

Per fare il caso di Nardò, basta andare a prelevare i dati dell’andamento demografico della città (disponibili sul sito Istat per gli anni che vanno dal 2002 al 2010) per scoprire che in questo solo intervallo temporale 2002-2011 per scoprire che i nuovi iscritti, per nascita, sono stati in tutto 2937 con una media annua di 326 nati; proiettando questo dato per i venti anni di vigenza della legge 113/92 precedente si può far ascendere i nuovi nati a 6520. Dal 2011 al 2014 (i dati Istat 2015 non sono ancora disponibili) i nati a Nardò sono stati, in media, circa 250 all’anno il che fa un totale, ipotizzando tale media utilizzabile anche per il 2015, di 1250 nati durante l’amministrazione Risi

 

Dato per difetto stante il continuo calo delle nascite evidenziato dalle tabelle disponibili.

Quindi, solo nel comune di Nardò, si sarebbero dovuti piantare 7770 alberi ad incremento del patrimonio arboreo della comunità cittadina. Al contrario abbiamo contato diversi abbattimenti che sono stati nell’ultimo decennio, circa un centinaio; le sostituzioni sono state appena sufficienti a compensare gli abbattimenti.

 

L’occasione sarebbe forse utile per pensare e realizzare un piano organico di sostituzione di essenze nel Parco di Portoselvaggio dove le piante pioniere, tipo i pini, sono arrivati alla fine del loro ciclo operativo e devono essere sostituite dalle piante definitive come lecci e roverelle. Pratica utilizzata ampiamente nella Foresta Mercadante nel Parco dell’Alta Murgia dove l’operazione è allo stadio finale dell’intervento.

 

L’ultima amministrazione, quella Risi, ha violato le prescrizioni di legge e non ha neanche avuto la lungimiranza di porre le premesse per il rinnovo del patrimonio arboreo di Portselvaggio che tutti ammirano ma che è giunto ad uno stadio di pericolosa fragilità

 

Nondimeno bisogna considerare le responsabilità di quanti hanno amministrato in questi venti anni omettendo totalmente gli obblighi di legge, questi amministratori hanno violato il loro dovere di fare rispettare le norme e devono portarne intera la responsabilità.

 

Ne sono completamente responsabili aldilà della farraginosità della fattispecie di reato che richiede, nella procedura penale, la necessità di una formale messa in mora prima di ricorrere avanti al magistrato competente.

 

 

Graziano De Tuglie