E’ evidente che, il tema sollevato da Pippi Mellone, – con l’interpello promosso verso diverse autorità pubbliche, in relazione ai criteri interpretativi ed applicativi della normativa concernente gli obblighi di astensione dei pubblici dipendenti in caso di conflitto di interessi, –  non possa, banalmente, essere liquidato, come ha fatto, inelegantemente, Marcello Risi, con il sostantivo “castronerie”; cosi come sbaglia Antonio Vaglio, pur riconoscendo dignità alle norme vigenti in materia, a disinteressarsi della composizione delle proprie liste.

 

Il diritto, a differenza dell’aritmetica, non è una scienza esatta e come tale si presta necessariamente ad essere interpretato; divergere nell’interpretazione è assolutamente naturale, invece, liquidare con epiteti offensivi i risultati ermeneutici non condivisi, declina una mancanza di rispetto per le regole del gioco democratico a dir poco preoccupante.

Ciò detto, crediamo che, l’iniziativa intrapresa dal leader dell’Alleanza per il Cambiamento sia oggettivamente interessante almeno per due ordini di ragioni.

In primo luogo, è utile osservare che, per la prima volta, le regole del gioco entrano nel dibattito e vengono scrutinate in tempo utile per favorire l’intervento di autorità di controllo, al fine di impedire asimmetrie nella competizione elettorale; in secondo luogo si tenta di assegnare, per la prima volta, un ruolo attivo di vigilanza e controllo ai cittadini che, opportunamente, informati sull’argomento, possono prevenire e mitigare fenomeni elettorali distorsivi.

A proposito di conflitti di interesse e fenomeni, potenzialmente, distorsivi del consenso elettorale riteniamo che, meriti specifica attenzione, alla stessa stregua dei dipendenti pubblici, anche la posizione dei responsabili di CAF e Patronati, che statistiche alla mano hanno avuto un’ influenza particolare nelle scorse tornate elettorali.

Da uno studio eseguito, ci sentiamo di escludere l’esistenza di Istituti di Patronato e/o CAF sprovvisti di norme statutarie e regolamentari – CODICI ETICI, che non richiamino tra i valori costituenti: l’assenza di conflitti di interessi e l’impossibilità per ciascun aderente di minare l’autonomia e l’indipendenza dell’associazione di cui fa parte per ragioni legate a scelte  politiche e/o interessi di natura privata.

Ciò detto, appare evidente che, il responsabile di CAF e/o patronato, nell’esercizio delle funzioni proprie dell’Ente, è a tutti gli effetti assimilabile ad un incaricato di pubblico servizio nell’accezione deducibile dall’art. 358 c.p.

Circostanza quest’ultima, che renderebbe, a nostro avviso, sostanzialmente ed autonomamente applicabile per questi soggetti, anche volendo procedere per analogia, le regole del Codice di comportamento generale dei dipendenti pubblici, pur in assenza del c.d.  rapporto di servizio; tuttavia, quand’anche non si volesse accedere a codesta interpretazione, l’obbligo di astensione scaturirebbe dal dovere di conformarsi ai principi del codice etico dell’Ente, di tal guisa si perverrebbe al medesimo risultato.

Chi sta pensando che, sia in atto, da parte di taluni, noi dell’Ora compresi, una strategia complessiva destabilizzante la “piazza elettorale” neretina, riteniamo commetta un errore grossolano; in quanto a destabilizzare le regole del consenso sono stati e sono, solo, “quanti”, sia chiaro non tutti, sfruttano a proprio esclusivo vantaggio prerogative e facoltà legate all’espletamento di servizi di pubblico interesse, tra questi, anche quelli svolti da Patronati e CAF.

E’ utile ricordare, per l’attività posta in essere dai Patronati e dai CAF  di assistenza “nell’elaborazione” del modello 730, – che si declina: nella verifica circa l’esattezza dei dati esposti, nella consegna al contribuente di copia del prospetto di liquidazione delle imposte, nella comunicazione ai sostituti d’imposta del risultato finale delle dichiarazioni, ai fini del conguaglio a credito o a debito in sede di ritenuta d’acconto, e nell’ invio all’amministrazione finanziaria delle dichiarazioni dei redditi, nonché,  su richiesta del contribuente, del rilascio del visto di conformità dei dati delle dichiarazioni alla relativa documentazione – questi centri ricevono dall’Amministrazione Statale una retribuzione in base ai contributi obbligatori incassati, che complessivamente nella Penisola supera i 400 milioni di euro all’anno.

Ecco che, sotto il profilo etico, la contribuzione pubblica nell’espletamento delle attività proprie di CAF e Patronati eleva, per un verso, i doveri di trasparenza nell’esercizio delle attività e, per altro verso, i diritti di controllo da parte di utenti, consumatori, lavoratori e/o imprese.

Sarebbe opportuna e necessaria, quindi, una campagna di informazione mirata ad informare sui diritti di tutti i soggetti interessati ai servizi di Patronati e CAF,segnatamente, a pensionati e lavoratori precari, impegno che nel nostro piccolo siamo già da tempo in prima linea.

In particolare, occorrerà evidenziare che, il trattamento riservato loro dal personale di tali Enti non riviene da una speciale considerazione e/o premura dell’operatore, che anzi è vincolato a tenere condotte improntate alla collaborazione in conformità al proprio Statuto, Codice Etico e più in generale per le norme vigenti e, soprattutto, che la gratuità delle prestazioni non è una gentile concessione o il riverbero di un approccio magnanimo, ma, semplicemente, il rispetto di leggi vigenti.

Anche in questo caso, come per i dipendenti pubblici occorrerà procedere ad un bilanciamento: tra il diritto, per chiunque a partecipare alla vita pubblica disposto dall’art. 51 della Costituzione rispetto al dovere di impedire, ai titolari di poteri e/o prerogative rivenienti dall’incarico ricoperto di avvalersi di quest’ultime per influire indebitamente sulla competizione elettorale; nel senso di alterare la par condicio fra i vari concorrenti attraverso la possibilità di esercitare una captatio benevolentiae o un metus publicae potestatis nei confronti degli elettori.

Nel caso di specie se l’obbligo di astensione potrebbe apparire teorico, poiché, attenuato e mitigato rispetto ad una capacità di controllo da parte dei dirigenti territoriali di CAF e Patronati, (almeno in teoria, visto che, tali enti sono vigilati dai servizi ispettivi centrali dei Ministeri del Lavoro e delle Finanze), più sfumata rispetto a quella propria degli enti pubblici, per converso, resta immutata ed intatta la facoltà concessa ad ogni cittadino, nella plurima veste di: utente, consumatore o solo di semplice elettore, di segnalare e denunciare, alle autorità di controllo, ogni anomalia comportamentale ed ogni tentativo di condizionamento del proprio consenso da parte dei responsabili di tali Centri di assistenza privata.

Concludiamo, augurandoci ed augurando a tutti una competizione elettorale aperta e franca, volta ad evidenziare le competenze e le esperienze dei candidati, le qualità che si intendono mettere in campo, le proposte e le idee di governo della città, per quanto possibile avulse da logiche clientelari e, soprattutto, non fondate su false promesse, favori e furberie varie; in poche parole, improntata al rispetto per il prossimo e per se stessi.