(CdM)-Esplode anche quest’anno il problema dei braccianti stagionali immigrati che vivono in pessime condizioni igienico sanitarie e di degrado nelle campagne di Nardò. A lanciare l’allarme con una lettera indirizzata al prefetto di Lecce, Claudio Palomba, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e al direttore generale dell’Asl di Lecce, Giovanni Gorgoni, sono Cgil e Flai Cgil. Il sindacato chiede, quindi, una riunione urgente con all’ordine del giorno tale problematica. Gli immigrati sono giunti da tempo nelle campagne neretine per la raccolta di angurie e pomodori. «Spiace stigmatizzare come, per l’ennesimo anno, l’amministrazione comunale non abbia allestito per tempo alcuna struttura in grado di offrire dignitosa accoglienza ai lavoratori, in tempo utile per prevenire l’utilizzo dell’area dismessa denominata ‘ex falegnameria», sempre più insicura e affollata da persone”, scrivono Antonella Cazzato (Cgil Lecce) e Antonio Gagliardi (Flai Cgil Lecce). La ex falegnameria, un rudere fatiscente situato in contrada Arene – Serrazze, poco fuori l’abitato di Nardò, viene da anni utilizzato dagli immigrati come rifugio nelle ore di riposo, dopo il lavoro nei campi, o in attesa di una chiamata da parte di chi gestisce la raccolta dei prodotti ortofrutticoli. Accanto alla ex falegnameria il Comune di Nardò, in passato, ha allestito un campo provvisto di tende e servizi igienici.

 

 

La polemica

 

«In ogni caso riteniamo inadeguato lo spazio, comunque non ancora predisposto, individuato dall’amministrazione comunale quale zona sosta dei lavoratori, perché privo di ombreggiatura e con un esiguo numero di tende che, in caso di pioggia, non forniscono alcun riparo per le persone e gli oggetti», spiega la Cgil, che sottolinea come tale situazione ponga «concretamente un allarme di natura igienico sanitaria, favorendo illegali procedure di reclutamento della manodopera da parte dei caporali a unico beneficio delle imprese agricole che vi fanno ricorso». Cgil e Flai rimarcano quindi nella lettera che «a nulla sono valse le richieste del sindacato perché si introducessero soluzioni non di emergenza, in quanto è stato disatteso da parte del Comune capofila l’impegno di convocare in tempo utile il Coordinamento istituzionale dell’Ambito sociale di zona per ricercare, in una logica di condivisione partecipata, azioni che coinvolgessero anche le altre amministrazioni comunali dell’Ambito sociale 3, posto che sono interessate dalla presenza di lavoratori stranieri e di terreni sui quali si effettua la raccolta dei prodotti agricoli». Peraltro, il protocollo sulla raccolta dei prodotti stagionali nell’area nord ovest della provincia di Lecce, sottoscritto da Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, si spiega nella lettera, «è teso a introdurre meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro in un comparto fortemente compromesso da ampie irregolarità su un ambito ben più vasto che non il solo agro neretino».(Fonte Corriere del Mezzogiorno )