BARI — Un’azione disciplinare nei confronti di Michele Emiliano è stata avviata dal Procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani. Sul candidato del centrosinistra alle elezioni regionali in Puglia del marzo del 2015, fresco vincitore delle primarie dello scorso fine settimana, si abbatte una tegola forse inattesa per lui. La ragione dell’azione disciplinare risiede nel fatto che Emiliano, nella funzione di segretario regionale del Pd, svolge attività politica nonostante sia ancora un magistrato.

IL TEMPISMO — «Per 11 anni nessuno mi ha mai contestato alcunché e per tale motivo ho ritenuto di non aver mai violato alcuna norma di legge: altrimenti il Csm e la Procura Generale della Cassazione avrebbero rilevato molto prima eventuali violazioni». È il commento del segretario regionale del Pd di Puglia, Michele Emiliano, alla notizia dell’azione disciplinare nei suoi confronti. Emiliano è in aspettativa per incarichi politici dal 2003 e dal 2007 si è alternato negli incarichi di segretario e presidente regionale del Pd

 

LA CAMPAGNA VA AVANTI – «La campagna elettorale in corso prosegue serenamente e senza alcun problema: non esiste alcun impedimento alla mia elezione a Presidente della Regione Puglia». Michele Emiliano «rassicura il Pd, l’intero centrosinistra e tutti i pugliesi» in riferimento alla notizia sull’avvio di un procedimento disciplinare nei suoi confronti da parte del Pg della Cassazione. «Come esponente politico – afferma Emiliano in una nota – nulla mi viene contestato e dunque nessuna mancanza mi viene addebitata verso il Pd o verso il mio impegno politico che rimane specchiato e privo di qualunque censura». «La Procura Generale della Cassazione mi muove censure – afferma – con riferimento al mio rapporto di lavoro di magistrato ritenendo, per la prima volta nella storia repubblicana, che l’attività politica sia preclusa anche ai magistrati in aspettativa per ragioni politiche». «È legittimo che la Procura Generale cambi orientamento dopo 11 anni di mia attività politica – afferma ancora – ma questo non corrisponde ad un accertamento della violazione, che spetta solo al Csm dopo un regolare procedimento in contraddittorio delle parti». «All’esito della procedura, se la Procura Generale non archiviera’ il caso e il Csm riterrà che effettivamente sussista una violazione disciplinare – conclude – non esiterò a prendere le decisioni necessarie, optando a quel tempo tra le dimissioni dalla magistratura ovvero le dimissioni dal partito, a seconda di ciò che riterrò più opportuno alla luce dell’eventuale verdetto». (Fonte corriere del mezzogiorno)