ROMA – Non tutto è perfetto, ma sicuramente i due subemendamenti – presentati dal senatore pugliese Salvatore Tomaselli – approvati all’interno del decreto competitività

(in cui è confluito quello su Ilva licenziato dal governo l’11 luglio per ottenere un prestito ponte dalle banche) eliminano qualsiasi alibi. Peraltro, alla vigilia dei due anni dal sequestro dell’area a caldo da parte della Procura di Taranto. Si vuol salvare l’acciaieria, “ripulendola” per metterla sul mercato, mantenendo livelli produttivi e occupazionali, facendone anche un esempio di buone pratiche industriali? O la si vuole svendere, “pulendola” solo un po’, riducendo le sue capacità produttive, così facilitando l’acquisizione di fette di mercato da parte dei competitor internazionali?

 

Di questo si deve parlare e di questo, implicitamente, si è discusso affrontando nelle commissioni Industria e Ambiente del Senato i sub emendamenti del decreto 91, che arriva in aula per essere approvato e passare poi alla Camera. Il primo, quello sulle risorse da recuperare (oltre al prestito ponte da richiedere alle banche) «prevede la possibilità che il giudice trasferisca all’impresa commissariata le somme provenienti dal patrimonio Riva sottoposte a sequestro penale, anche in relazione a procedimenti penali diversi da quelli per reati ambientali o connessi all’attuazione dell’autorizzazione integrata ambientale, proprio per portare a termine il risanamento ambientale», spiega l ’estensore del subemendamento.

Renzi risponde

In particolare, rispetto alla precedente legge di gennaio (che prevedeva in terza istanza la possibilità di accedere ai soldi sequestrati, dopo aver consultato la famiglia e il mercato), «il nuovo testo consente di attivare immediatamente le procedure, anche perché si afferma che le risorse, da considerarsi come sottoscrizione di aumento del capitale, possono essere trasferite alla struttura commissariale anche – si legge nel testo – «in conto futuro aumento di capitale, nel caso in cui il trasferimento avvenga prima». Nell’incipit, invece, si stabilisce lo scopo di questa operazione: cioè, «ai fini dell’attuazione e della realizzazione del piano delle attività di tutela ambientale e sanitaria dell’impianto». Quindi il ricorso alle risorse dei Riva sequestrate non è più nemmeno vincolato al piano industriale, che il governo vuole lasciare nelle mani dei nuovi futuri azionisti. Infine, per restare nell’ambito economico, va aggiunto che il decreto 91 elimina la clausola dell’anatocismo, in base alla quale, di fatto, lo Stato si sarebbe accollato i crediti vantati dalle banche in caso di fallimento dell’impresa. Per questo specifico risultato hanno cantato vittoria Fratelli d’Italia e M5S. L’altro emendamento che interessa direttamente Ilva, sempre a firma Tomaselli, riguarda la figura del subcommissario ambientale. In verità il senatore in merito ne ha presentati due: uno per nominare un commissario con pieni poteri, da affiancarsi a quello straordinario, cioè a Piero Gnudi; l’altro per ampliare i poteri del sub commissario, ruolo definito con la legge del 2013.

 

È passato questo, che – spiega Tomaselli – «prevede che gli interventi previsti dal Piano ambientale siano dichiarati indifferibili, urgenti e di pubblica utilità», e prevede anche che «il subcommissario coordina ed è responsabile in via esclusiva degli interventi, ma agisce sempre d’intesa con il commissario». Con Gnudi – a differenza di prima – il subcommissario dovrà anche definire «la propria struttura, le relative modalità operative», oltre che «il programma annuale delle risorse finanziarie necessarie per far fronte agli interventi». In sostanza, è il commissario straordinario che ha l’ultima parola anche su come, quando e quanto spendere in un ambito molto tecnico come è quello l’Aia. E per questo Edo Ronchi – un passato da ex ministro dell’Ambiente, oltre che tra i fondatori dell’ambientalismo italiano – non accetterà di tornare a svolgere il ruolo di subcommissario, ricoperto per un anno a fianco di Enrico Bondi, anche nel caso in cui qualcuno glielo chiedesse. Non ci sono più alibi, dunque: si vedrà cosa Gnudi, il ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi e il premier Matteo Renzi (che ha dato il suo benestare ai sub emendamenti) vorranno fare, anche per colmare i ritardi nell’applicazione dell’Aia (per questo nel decreto trasformato in emendamento si fissa una nuova tempistica per gli ultimi mesi di questo anno e per i primi del prossimo).

 

IL TWEET DI RENZI – «Buon lavoro. L’Ilva è strategica non solo per Taranto». Lo scrive su twitter il premier Matteo Renzi, in risposta a un utente, Cosimo, che gli scrive: «Io lavoro in Ilva sperando che resti aperta».

 

Rosanna Lampugnani