Illustre Avv. Eugenio Sambati,

Abbiamo letto la sua nota pubblicata su Porta di mare(blog/locale,ndr) e riconosciamo il sacrosanto diritto di Porto Cesareo ad avere finalmente una rete fognaria. Però ci sembra che l’oggetto della discussione non può essere la firma in calce ad un documento, apposta in un momento particolare, sotto pressione senza il necessario consenso consigliare.

 

In discussione non è il sacrosanto diritto di Porto Cesareo, bensì il progetto redatto dall’AQP su ordine della Regione Puglia.

Nulla contro Porto Cesareo e conosciamo l’impegno e la collaborazione che ci ha accomunato in tanti anni. Lo stesso Sindaco Albano può raccontare.

La questione, sulla quale prestare attenzione, infatti, è il progetto, realizzato in via di massima, appaltato per una parte (i lavori della condotta) senza il preventivo consenso del Comune di Nardò, su un percorso assolutamente non condivisibile e su una realtà importante (depuratore di Porto Cesareo e livello di quota del territorio altamente contraddittoria) ricca di criticità.

Il progetto predisposto dall’AQP è onerosissimo (condotta sottomarina, rottura della roccia, cavi di aggancio, navi e sommozzatori, cementi e collanti particolari, cablotto di regia, lunghezza insicura in mare, reflui di ritorno, zona Sic, prateria posidonica, “spunnulate”, Palude del Capitano, ed infine il depuratore che funziona  non sempre perfettamente). Dunque, che senso avrebbe, sostenere, come lei fa, che l’unico sbocco della rete fognaria deve essere solamente il mare!

Il mare è una risorsa da salvaguardare da parte di tutti, per svariatissimi motivi, e in primo luogo, da Porto Cesareo stesso.

L’AQP, ad onore di verità , ha avviato esperimenti  diversi  di smaltimento dei reflui   nella Regione, e lei certamente ne è a conoscenza.

Perché per Nardò e Porto Cesareo non si progetta una via nuova, considerato che esistono tecnologie che possono risolvere il problema senza creare danni ecologici, stravolgimenti paesaggistici, distruzione di bellezze archeologiche e culturali?

L’operazione ‘condotta sottomarina’, è simile a quella della massaia che spazza, nascondendo la polvere sotto il tappeto.

Nel nostro piccolo arco ionico (tappeto) vi sono già molti depuratori (polvere) che immettono tantissimi reflui a mare compreso Nardò (noti a tutti ormai i dati sull’aumento dell’eutrofizzazione del Mediterraneo e quindi dell’arco ionico).

Come Centro Studi “don Milani”, davvero dopo tante battaglie e discussioni, convegni e dibattiti anche in Regione, abbiamo una certa difficoltà nel tentare di trovare il senso politico (cioè al servizio del bene comune) di questa sua indicazione.

Non le sembra sia il caso di suggerire invece come, dove reperire nuove modalità di limitazione totale dei sistemi di sversamento al mare e magari usufruire del riutilizzo dei reflui?

I paesi civili che guardano a nuove ipotesi di tutela dell’ambiente,  incentivando nuovi sistemi di riutilizzo del nostro ‘tesoro’ (acqua), si avviano a salvarne qualsiasi goccia  attraverso sistemi depurativi  che giungono perfino a renderla potabile (vedi America).

Come può notare, non è la Città che è contro il diritto di Porto Cesareo bensì il progetto redatto  dall’AQP che non  va nel senso suddetto, sia per il  percorso, sia per lo sversamento a mare, sia per la sua salvaguardia paesaggistica e per il tremendo messaggio che lancerebbe a livello turistico (unica fonte di ricchezza storico-culturale che possediamo).

Il Centro Studi “don Milani” ha già da tempo proposto e continua a proporre che i reflui del depuratore neritino non devono essere sversati in mare ma, attraverso moduli di affinamento, oltre Tab. 4, vengano resi disponibili e utilizzabili in agricoltura, nel lavaggio delle strade e delle piazze, a disposizione dei VV. FF., degli autolavaggi, a disposizione dei campi coltivati, che per le serre che possono nascere insieme alla filiera corta proprio in quelle zone e in ultima analisi per la creazioni  di un sistema duale ( come nei paesi civili) che rechi presso le abitazioni  acqua potabile e acqua non potabile per i servizi .

Il resto, come si direbbe in questi casi, è solo accademica tecnica progettuale che con l’ausilio di: Consorzio per la Bonifica di Arneo, Ente Riforma, Arif, Associazione agricoltori, Proprietari delle serre,  Vigili del Fuoco,  ed Enti e Istituzioni cointeressati  possono veramente dare una svolta positiva al problema  risolvendo non solo la rete fognaria di Porto Cesareo, di Nardò, ma anche la  purezza del mare salentino e la minaccia incombente di desertificazione.

 

Questo ‘sistema’ suddetto  è riportato nei verbali di quanto venne dichiarato, in sede di V Commissione  Consiliare Regionale  del 20 giugno 2013, da parte del Centro Studi “don Milani”, presente per difendere le sue proposte, che relazionò sulle possibilità effettive da ridiscutere per la salvaguardia dell’ambiente.

In quella sede , dopo la concreta relazione del Presidente, il Coordinatore concluse con: “… non vorremo certo a questo punto che Nardò fosse uno degli ultimi comuni a distruggere il suo paesaggio con vecchi sistemi obsoleti e non più proponibili, ma invece vorremo con forza essere uno dei primi Comuni che sceglie tutti quei sistemi all’avanguardia per il recupero e il riutilizzo delle acque, didatticamente da esportare come punto di forza del territorio, capace anche di attrarre un ‘turismo’ prettamente ambientale e perché no, includendo la volontà dell’AQP di fregiarsi di simili nuovissime infrastrutture.

 

Questo secondo noi è il momento per pensare e decidere; rimane l’unica alternativa alla politica (del servizio) per salvaguardare il  territorio.

Nardò, 8 maggio 2014

 

 

IL  PRESIDENTE            IL COORDINATORE

Giovanni PERO’               Paolo MARZANO