Nardò,25 gennaio_di COSIMO POTENZA_L’amministrazione cittadina ha deciso di usare il pugno di ferro contro un fenomeno sociale, la microcriminalità, allarmante ma che è solo la punta di un iceberg dello stato di abbandono delle istituzioni e del tessuto urbano verso le fasce adolescenziali cittadine.
La storia insegna , per chi lo avesse dimenticato, che la repressione estrema ha sempre causato odio tra le categorie coinvolte e scontri ancora più duri per ottenere dei risultati poco apprezzabili. Invocare l’Esercito in città è solo uno slogan ad alto impatto e a basso costo , come tutti quelli utilizzati dal governo neritino sino a ora.
Come afferma giustamente il docente di sociologia all’Università di Roma, La Sapienza, Fabrizio Battistelli che studia da anni questa materia: “Si tratta di un provvedimento tipico delle situazioni di grave emergenza, invece in questa fase storica si stanno dissolvendo i confini tra sicurezza interna ed esterna con la scomparsa delle distinzione dei compiti di polizia e soldati: una separazione che aveva sempre caratterizzato le democrazie europee “.
Tra l’altro ,sempre per coloro che non avessero la cognizione dei compiti e delle funzioni di queste realtà sul territorio , è bene ricordare che la presenza di militari sulle strade cittadine diventerebbe inutile se non fossero accompagnate dalle forze di pubblica sicurezza che sono le uniche incaricate a contestare eventuali reati riscontrati nei pattugliamenti. In virtù di queste nozioni incontrovertibili non si riesce a comprendere l’uscita mediatica del sindaco di questi giorni.
Se le sue affermazioni , come sottolinea in parte, non fossero volte a delegittimare l’operato degli organi di polizia locale a cosa potrebbe servire la richiesta, rivolta al Prefetto, dell’intervento dell’esercito se lo stesso per poter agire efficacemente deve essere accompagnato dalle stesse?
Ribadiamo ancora una volta, se fosse necessario, che una collaborazione più attiva con gli organi presenti in città e uno studio sociologico del fenomeno fornirebbero una prospettiva più vicina alla realtà di questo problema microcriminalità sicuramente non trascurabile.
Il punto cruciale della questione è che nella nostra città, col tempo, sono scomparsi i punti di aggregazione dei giovani che fungevano da riferimento per gli stessi, quali potevano essere associazioni , sedi di partito, oratori , semplici ritrovi nelle radio e tutto l’attivismo, sotto lo sguardo vigile ma non ingombrante degli adulti, che impegnava nel ludico e nel sociale i ragazzi di qualche anno fa.
Ora queste realtà positive non esistono più hanno lasciato il deserto, la strada e qualche sala scommesse a fungere da educatori per questi ragazzi lasciati soli in balia del bullismo e della legge del più forte.
Criminalizzare uno stato di abbandono senza tentare di risolvere il problema alla fonte è certamente una forma sbagliata di trovare soluzioni .
Tanto più che, molto spesso, questi atteggiamenti sicuramente deprecabili possono rovinare il futuro di questi ragazzi, a volte anche di buona famiglia, che a causa di mancanza di regole e di insegnamenti efficaci finiscono nel vortice del gruppo e si lasciano trascinare da questo in episodi poco edificanti.
In questo momento quello che fa veramente paura è la mancanza di un dialogo costruttivo che questa maggioranza sembra poco incline ad affrontare. Chiudersi a riccio senza ascoltare gli organi di informazione e le richieste che provengono dalla popolazione per seguire una linea politica fatta di comunicati, senza accettare alcuna critica propositiva agli stessi, è l’atteggiamento tipico delle peggiori dittature.
La nostra piattaforma giornalistica non avendo fortunatamente nessuna connotazione di parte ha sempre lasciato un portone aperto a ogni pensiero libero che possa aggiungere una nota positiva all’interno del territorio . Siamo sempre stati aperti , e lo saremo in futuro, al confronto democratico con tutte le istituzioni presenti nel tessuto urbano ma non ci facciamo tarpare le ali per essere servili ad alcuna di esse.
Ancora una volta , in questa città, organi istituzionali , forse perchè non in grado di sostenere un libero confronto, utilizzano i social per denigrare l’operato di una Redazione senza dimostrare il necessario coraggio di affrontare l’argomento in un dibattito pubblico o personale, contenti a loro volta di ottenere sempre i soliti e scontati “ mi piace” aggiunti da parte di coloro che seguono il loro operato per fede e non per cognizione di causa.
Crescere vuol dire sostenere le proprie idee senza urli e schiamazzi anche accettando i punti di vista differenti per poter poi , partendo da questi se migliorativi, progredire sino a operare quel famoso “Cambiamento” per cui noi tutti ci siamo con forza battuti e sino a oggi solo sognato.