A far “riflettere” Antonazzo, persona di comprovata rettitudine e di alto profilo nel panorama politico locale e non solo, l’approccio flebile che il sindaco avrebbe avuto sulla questione morale e, per ultimo, alcune scelte politiche riconducibili all’ambiente e alla tutela del territorio che impatterebbero negativamente sulla salute dei cittadini.
Se le voci dovessero divenire realtà nella maggioranza risiana si aprirebbe una crepa difficilmente sanabile. Antonazzo è un politico molto stimato, libero da condizionamenti, la cui attività politico-istituzionale è trasversalmente apprezzata, quindi è difficile prevedere le sorti di questa vicenda sopratutto laddove non dovesse arrivare un chiarimento con Risi.
Un Risi che dal canto suo si prepara ad essere il candidato di se stesso, nel senso che la sua vacillante coalizione sembrerebbe pensare più a mantenere il proprio status quo per altri 7 mesi piuttosto che a sostenere effettivamente la ricandidatura del suo “ front man”.
Un Risi che in questi anni ha esercito il ruolo di padre padrone e che può contare solo sul sostegno di uno sparuto gruppo di fedelissimi, suoi tifosi, così avvezzi ad avere padroni da non poterne più fare a meno, a quanto pare. Inoltre il suo ego lo porterebbe a vedere i propri rivali nello scontro per la poltrona di sindaco come deboli e non all’altezza della sua persona e questo per noi è un altro grave errore.
Risi ricorderete la spuntò per una manciata di voti che lo portarono al ballottaggio, la sua candidatura a sindaco girava intorno al suo nome, come persona giovane, politicamente e culturalmente preparata. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Cosa ci sarebbe di meglio se non quello di essere in grado di governare a prescindere dal nome abbracciando un programma, un obiettivo, non una persona. L’errore clamoroso è stato quello di individuare una persona come deus ex machina, il salvatore della patria, per poi essere malamente delusi.
Dunque oggi siamo davanti ad una certezza, non basta puntare su persone “nuove” e dalle idee “rivoluzionarie”, non basta. Ma abbiamo bisogno di una figura in grado di seguire rigidamente quelle regole che consentono di mantenere dritta la barra puntando verso onestà e spirito di servizio. Servono “garanzie” certe, dunque, perché non sono i “personaggi” a fare la differenza quanto i loro programmi e l’onestà e caparbietà nel volerli realizzare.
Perché non sforzarsi e cercare di capire che il voto non è “dato” alla persona ma a sostegno di una idea, perché solo le prime restano mentre le seconde sono destinate necessariamente a passare. Servono regole ferree idonee a far sì che chi ci governa non prenda strade diverse da quanto è stato chiesto dai propri elettori. Sembra elementare ma non si vuole capire.
Eppure a dimostrazione ulteriore della supponenza della politica e dello stato di degrado in cui versa vi è la vocazione a credere in se stessi a tal punto da pensare che gli altri debbano comunque concedere la loro incondizionata fiducia. Tutti ambiscono a fare tutto e tutti si sentono in grado di fare tutto, politicanti incapaci di capire i loro limiti, privi di quel senso del limite, spesso applicato agli altri e mai purtroppo a se stessi.
L’assenza di limiti è pericolosissima, porta al delirio e a tanto oggi stiamo assistendo.
Individui che credono e fanno credere di essere dei fuoriclasse, non si sa in virtù di quali risultati e in ragione di quali motivi. Soggetti che hanno la presunzione di ambire a ruoli di primo piano e di rivestire incarichi di prestigio dimenticando che è quanto si dimostra sul campo, con sudore e sacrificio, a fare di un qualunque giocatore un vero fuoriclasse e non un numero dieci sulla maglia.