Nardò 11 lug:_ Dal servizio su Telerama news di oggi e il comunicato di ieri, della Flai Cgil Puglia, in cui il sindacato annunciava i controlli sul territorio salentino per incidere maggiormente nella lotta al caporalato, apprendiamo che è stata fatta, nella giornata odierna, una visita alla masseria Boncuri, centro dove quest’anno è stato deciso di spostare i lavoratori agricoli extra comunitari giunti in città per aiutare le aziende locali nella raccolta dei prodotti già maturi, pomodori angurie e altro.

Un luogo, come lo stesso articolo sottolinea, che ha già superato i limiti imposti per l’accoglienza e che evidenzia carenze strutturali non ancora risolte. A fronte di 350 presenze, ufficiali o ufficiose, rilevate durante la visita mattutina è difficile capire quanti di questi nuovi arrivi siano realmente dei braccianti con i requisiti idonei per poter ottenere un posto di lavoro temporaneo dalle aziende attive sul territorio.

Per questa ragione crediamo opportuno che sia dovere del Sindaco di Nardò e dei sindacati attivarsi in modo consono per farsi carico di questa incombenza anagrafica necessaria e obbligatoria al fine di comprendere al meglio che tipo di lavoratori circolino o alloggino liberamente nella struttura d’accoglienza cittadina.

Una parola in particolare va spesa riguardo le affermazioni del segretario di Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, che, nell’articolo in questione, ha sollevato i timori di infiltrazioni di anziani caporali, attivi degli anni passati, avendoli notati, in prima persona o attraverso i suoi interlocutori, tra gli occupanti delle tende del campo di fortuna allestito all’interno della masseria Boncuri.

In virtù di questa gravissima constatazione, speriamo bene, come figura sindacale e istituzionale che il Segretario abbia, nel frattempo, intrapreso tutte le azioni legittime per denunciare,non solo per mezzo stampa, ma soprattutto, seguendo il normale iter burocratico, presso gli organi competenti questi fatti incresciosi e di sicuro interesse sociale poichè non dare seguito ad azioni legali su situazioni che coinvolgono il codice penale equivale a nascondere atteggiamenti formalmente illegali.

Speriamo che questa strada sia già stata intrapresa per non pensare ancora una volta che denunce vuote possano ledere l’immagine di un’intera città e delle ditte oneste coinvolte che nulla hanno a che vedere con questi comportamenti poco edificanti. Nardò ha già pagato, in termini di immagine negativa, lo scotto di una pubblicità voluta e amplificata dagli organi di stampa.

La legalità è un fine da perseguire attuando tutte le possibili difese istituzionali per poter porre un freno a possibili risvolti contrari alla stessa. Rimanere silenti non fa che accrescere questo problema e vedere ma non denunciare alla magistratura significa, purtroppo, essere complici di tale sistema.