Ancora una volta siamo costretti ,nostro malgrado, a riaccendere l’attenzione su questo problema che ci incute timore da tempo. Senza dubbio la vera questione da affrontare è la sistematica mancanza di chiarezza da parte della politica che se volesse potrebbe mettere la parola fine sulle azioni di disturbo attuate da AQP e da coloro che nascondono interessi da difendere e forzano per far passare la linea della condotta sottomarina come unica praticabile e possibile .
E’ impensabile che il governatore Emiliano sia costretto a intervenire di continuo per frenare iniziative che conducano al riavvio dei lavori interrotti secondo gli antichi progetti sponsorizzati in precedenza dal duo Vendola – Amati e suffragati da AQP.
Il prof. Mario Del Prete , consulente scientifico che cura gli interessi dei comitati cittadini e del comune di Avetrana, lancia l’allarme su questi tentativi di aggirare la volontà popolare nonostante le promesse ricevute e gli indirizzi, almeno apparenti, delineati dal presidente Emiliano sulla questione acque reflue nella nostra regione. Dello stesso avviso il sindaco di Avetrana Antonio Minò che ribadisce la necessità di dipanare la matassa e dare certezza assoluta sui progetti su cui lavorare e da condurre al più presto a termine facendo presente che la sua comunità rimarrà continuamente vigile e non abbasserà mai la guardia , pronta come sempre ad insorgere, nell’eventualità che le rassicurazioni giunte sinora dalla regione fossero in futuro disattese.
Il consigliere regionale Cristian Casili infine riallacciandosi naturalmente a questo orientamento auspica che lo stesso metodo di depurazione sia preso in considerazione per l’impianto di Nardò che dovrebbe depurare i futuri reflui fognari di Nardò- Porto Cesareo e le marine dipendenti. Ribadisce che occorre partire in primo luogo dal grado di affinamento delle acque che non può scendere al di sotto della Tab.4 requisito minimo di livello depurativo per poter ottenere un riutilizzo in agricoltura.
Tra l’altro, continua a dire, non si dovrà guardare, in modo esclusivo, a impianti già esistenti da prendere come esempio, Fasano Forcatelle pur essendo un depuratore tecnologicamente avanzato rispetto a quello presentato per la nostra città non garantirebbe in modo assoluto il mantenimento di acque marine limpide ed idonee alla balneazione.
L’ affermazione ultima del consigliere regionale è certificata, infatti, dagli ultimi dati allarmanti di Legambiente fatti giungere da Goletta Verde (apri PDF) sui tavoli regionali.
L’appello rivolto nella sede di Legambiente alla presenza di Fabiano Amati , Assessore ai lavori pubblici e protezione civile della Regione e Massimo Blonda , Direttore Scientifico Arpa Puglia , dai vertici dell’ Ente è stato quello di vigilare e serrare i controlli sui depuratori presenti nel territorio e di intervenire sul problema acque reflue con una strategia unica che possa risolvere tutte le necessità dell’intera Regione.
Non a caso tra le zone classificate fortemente inquinate c’è la presenza delle acque alla foce dello scarico di Fasano Forcatelle dove è stato evidenziato anche un odore poco gradevole , sicuramente frutto dei mancati controlli sul cattivo funzionamento dell’impianto preso in considerazione. Se queste sono le conseguenze derivanti dallo sversamento in mare delle acque non debitamente depurate in maniera idonea è facile prevedere a breve un’Area Marina Protetta come quella di Nardò – Porto Cesareo con le Bandiere Nere già presenti a Fasano , Torre Guaceto , Lizzano e Palagiano giusto per citarne alcuni esempi. Sicuramente un danno enorme per l’economia turistica dei due paesi , per la pesca, per la salute e per l’intero eco sistema marino della zona.
Queste paure e questi dati inconfutabili saranno certamente evidenziati dai nostri amministratori tra 48 ore al prossimo incontro programmato in regione con il presidente Emiliano sperando che dal tavolo di trattative ci si possa alzare con la convinzione che è realmente in atto un cambiamento di rotta sulle famigerate condotte sottomarine .
Dalla decisione presa si potranno riconsiderare progetti che possano prevedere impianti con livelli di depurazione tali da poter ottenere acque affinate idonee a essere riutilizzate in agricoltura che possano inoltre, nei periodi di surplus, servire eventualmente al ravvenamento della falda acquifera senza disperdere inutilmente questa importante risorsa in mare.